680 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
682 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
684 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
686 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
688 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
690 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
692 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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696 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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704 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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714 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
716 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
718 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
720 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
722 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
724 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
726 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
728 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 729
730 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 731
732 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 733
734 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
736 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 737
738 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 739
690 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
In questa Messa, naturalmente ascoltiamo tale promessa nel contesto
dell'esperienza storica del popolo coreano, un'esperienza di divisione e di
conflitto che dura da oltre sessant'anni. Ma il pressante invito di Dio alla
conversione chiama anche i seguaci di Cristo in Corea ad esaminare la qualità
del loro contributo alla costruzione di una società giusta e umana. Chiama
ciascuno di voi a riflettere su quanto, come individui e come comunità,
testimoniate un impegno evangelico per i disagiati, per gli emarginati, per
quanti non hanno lavoro o sono esclusi dalla prosperità di molti. Vi chiama,
come cristiani e come coreani, a respingere con fermezza una mentalità
fondata sul sospetto, sul contrasto e sulla competizione, e a favorire piut-
tosto una cultura plasmata dall'insegnamento del Vangelo e dai più nobili
valori tradizionali del popolo coreano.
Nel Vangelo di oggi, Pietro chiede al Signore: « Se il mio fratello commette
colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? ». Il
Signore risponde: « Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette ».3 Queste parole vanno al cuore del messaggio di riconciliazione e di
pace indicato da Gesù. In obbedienza al suo comando, chiediamo quotidia-
namente al nostro Padre celeste di perdonare i nostri peccati, « come noi
li rimettiamo ai nostri debitori ». Se non fossimo pronti a fare altrettanto,
come potremmo onestamente pregare per la pace e la riconciliazione?
Gesù ci chiede di credere che il perdono è la porta che conduce alla
riconciliazione. Nel comandare a noi di perdonare i nostri fratelli senza
alcuna riserva, Egli ci chiede di fare qualcosa di totalmente radicale, ma ci
dona anche la grazia per farlo. Quanto, da una prospettiva umana, sembra
essere impossibile, impercorribile e perfino talvolta ripugnante, Gesù lo
rende possibile e fruttuoso attraverso l'infinita potenza della sua croce. La
croce di Cristo rivela il potere di Dio di colmare ogni divisione, di sanare
ogni ferita e di ristabilire gli originali legami di amore fraterno.
Questo, dunque, è il messaggio che vi lascio a conclusione della mia
visita in Corea. Abbiate fiducia nella potenza della croce di Cristo! Acco-
gliete la sua grazia riconciliatrice nei vostri cuori e condividetela con gli
altri! Vi chiedo di portare una testimonianza convincente del messaggio di
riconciliazione di Cristo nelle vostre case, nelle vostre comunità e in ogni
3 Mt 18, 21-22.