Appendix I. 3?

trovandosi egli nell' impossibilità di reggerla con la neces- saria autorità ed efficacia. In tal modo egli avrebbe evitato a se stesso e alla Santa Sede il dispiacere di un procèsso con probabili scandali, e d' altra parte egli avrebbe potuto facilmente porre in salvo il suo onore, coonestando la ri- nunzia con qualche plausibile ragione.

Monsignor Vescovo accettò da prima il consiglio (Doc. II); ma immediatamente dopo appose alla sua rinunzia la condi- zione di essere trasferito ad altra diocesi, fosse anche Y ul- tima di Francia, come egli diceva. Le imputazioni che si facevano a Monsignor Geay non nascevano da difficoltà lo j

cali od esterne, ma da ragioni intime e personali e perciò rendevano impossibile Y accettazione di simile condizione.

Per quella longanimità, che è propria della Chiesa, ed anche per la speranza, che il futuro avrebbe fatto dimenti- care il passato, la Santa Sede indugiò per oltre quattro anni. Ma questa longanimità e questa speranza furono vane ; le imputazioni invece divennero tali da non permettere ulteriori dilazioni, nè valse a diminuirne la portata la venuta e una breve dimora in Roma di Mons. Geay nel 1900, che non permise alla Santa Sede di procedere ad un formale giudizio. Quindi la stessa Sacra Congregazione del S. Uffizio, d' or- dine del Santo Padre scrisse di nuovo e nello stesso senso il 17 Maggio del presente anno (Docum. III), ripetendo il consiglio dato ed aggiungendo che, ove nello spazio di un mese egli non avesse rinunziato alla sua diocesi, la Sacra Congregazione si sarebbe veduta nella necessità di procedere innanzi, secondo il prescritto de' sacri canoni.

Il Vescovo si permise comunicar questa lettera, per se stessa segretissima, al Governo francese; il quale con Nota del 3 Giugno (Docum. IV) ne domandò il ritiro/supponendo che la Sacra Congregazione volesse procedere alla deposi- zione del Vescovo, ove la rinunzia non fosse avvenuta nello spazio di un mese.