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storia del Concordato del 1801, dimostrano fino all'ultima evidenza che quelle parole si riferiscono unicamente alle mi- sure di polizia, per il buon ordine nel pubblico esercizio del culto. Inoltre la Santa Sede, come è stato accennato po- c' anzi, aveva ragione di ritenere che il Governo avesse accet- tate le spiegazioni date con la lettera del 10 Giugno e per- ciò avesse ammesso la chiamata in Roma di Monsig. Geay per giustificarsi ; in quanto alla minacciata sospensione, essa non poteva presentare difficoltà, dovendo, come pure è stato detto, aver luogo soltanto in caso di contumacia e mentre questa durasse, e solendo quella sanzione annettersi non so- lamente a simili chiamate personali, ma anche a leggi gene- rali, note certamente allo stesso Governo francese, che non ha mai fatto osservazione alcuna. Finalmente è difficile com- prendere come il Governo francese possa logicamente negare alla Santa Sede, senza un previo formale accordo, il diritto di consigliare ad un Vescovo la spontanea rinunzia della sua diocesi, o proibirgli un atto del suo ministero, come misura prudenziale, richiesta dalle circostanze, o chiamarlo in Roma anche con relativa sanzione a giustificarsi da gravi imputa- zioni, mentre egli, senza veruna intesa con la Santa Sede, si attribuisce il diritto di sopprimere lo stipendio dovuto ai Ve- scovi per disposizione esplicita dell' articolo decimoquarto del Concordato. D'altra parte, il ritiro delle indicate lettere avrebbe significato la subordinazione dell'autorità pontificia sull'epi- scopato francese al beneplacito del Governo, ossia la com- pleta abdicazione dell' autorità pontificia sui Vescovi di Fran- cia; quindi il Santo Padre era neh" assoluta impossibilità di accedere alla domanda del Governo senza venir meno alla missione che il Divin Redentore gli ha affidato sopra tutta la Chiesa.

Ciò fece conoscere la Santa Sede nelle concilianti e be- nevole risposte date alle Note francesi del 23 Luglio (Do- cumenti XI e XXI), mostrandosi anche, in via di concilia-