EX AEDIBUS VATICANIS 107

queant; aliarumque causarum defectu, rationis spiäem desu- mere ab assueto praetextu, cuius usus recurrit, nulla basi suffultus, etiam in praenotatis Litteris; quod nempe Ro- manus Pontifex, spirituali posthabito, politicae pervadit campum.

Irrationabiliter sane eiusmodi invocari praetextum, hoc praecipue tempore, cuilibet conspicere est; quisquis enim Al- locutionem diei 12 Martii perlegant, facile edoctus fiet quod factorum series ab eadem exhibita omnino religiosa respicit negocia; inter quae praecipue cooptando est vindicatio re- alis independentiae pro Apostolici Ministerii exerciti').

Quod si vulnera Ecclesiae illata, de quibus modo que- rimur et conquesti sumus, quidquid Litterarum auctor sentiat, tristis sint effectui politicae illius, quae in messem alienam falcem intulit; dici tamen nequit limites praeter- gredi suos, qui ius habet, cuique onus reclamandi incum- bit donec instaurationem receperit.

Verumtamen uberius praeseferunt Litterae argumen-

di cui si fa uso, senza fondamento alcuno, JPHU Circolare ul- tima, che cioè il Romano Pontefice dal terreno spirituale tra- scorre in quello della politica.

Dissi che un tal pretesto s'invoca, oggi in i specie, senza fondamento alcuno; poiché per chiunque abbia letto 1' Allocu- zione del 12 marzo è manifesto che l'esposizione di fatti in essa contenuta, tutta riguarda interessi religiosi, tra questi dovendo pricipalmente comprendersi la rivendicazione di una piena e reale indipendenza nell'esercizio dell'apostolico mini- stero. Che se le ferite fatte alla Chiesa, contro le quali si reclama ora e non si mancò di reclamare in passato - chec- ché ne dica l'autore della Circolare - sopo il triste effetto di politica entrata ingiustamente in terreno non suo, non per questo può dirsi che esca dalla sua sfera chi ha il diritto ed insieme l'obbligo di reclamare, finché non ottenga riparazione.

Ma ovvi anche di più nella Circolare in discorso per ad-