Litterae Apostolicae 107

Quando questi e somiglianti assalti si danno alla fede ed al costume, ciascuno può farsi ragione quanto opportunamente siasi scelto il momento per cacciare dalle pubbliche scuole la religiosa educazione. Si vuole per avventura con queste disposizioni, invece di quel popolo Romano, che per la sua fede si celebrava in tutto il mondo fin dai tempi apostolici, ed era fino ai nostri giorni ammi- rato per l'interezza e la religiosa coltura de' suoi costumi, formare un popolo senza religione, dissoluto, e condurlo così a condizione di barbaro e di selvaggio? Ed in mezzo a questo popolo, con insi- gne slealtà pervertito, come potrebbe il Vicario di G. Cristo, il Mae- stro di tutti i fedeli, veder riverita la suprema sua autorità, tener con onore l'augusto suo Seggio, e attendere rispettato e tranquillo alle incombenze del suo Pontificai Ministero? Ecco, Sig. Cardinale, la condizione, che in parte Ci si è già fatta e che Ci si apparecchia nell'avvenire, se Iddio pietoso non vorrà porre un limite a questo incalzare di attentati, l'uno più riprovevole dell'altro.

Ma finché la Provvidenza per i suoi giudizi adorabili lascia che duri questa prova, se non è in nostro potere di mutare la condizione delle cose, è però debito Nostro di fare ogni sforzo per addolcirla

Cum fides moresque taliter impetantur, facili modo quivis sua- sum habebit, opportunissimum temporis momentum electum fuisse, ad profligandam e scholis religiosam educationem. Eiusmodi con- siliis praesumitur forte populum effingere religione vacuum, disso- lutum, ad vitam remeanlem barbaram atque silvestrem, loco populi Romani illius, qui ex Apostolorum tempore, fide inclaruit apud omnes Orbis terrarum incolas, quique nostris hisce temporibus inte- gritate atque religiosa morum cultura efferebatur ? In medio vitam degens huius populi, fraude corrupti sollerti, quonam pacto Christi Vicarius, omnium populorum Magister, supremam revereri aspi-

ceret auctoritatem suam, augustamque Sedem digne retinere valeret, aut sui Pontificali ministerii munere tranquille et cum honore fungi? Sic, Eme Domine, sese res habent in praesentiarum, talesque futuras praesentimus, ni Deus, in Sua pietate, hisce conaminibus sibi nefarie succedentibus, terminum ponat.

Attamen dum Dei Providentia, causis nobis imperviis, sinat nos ita probari; si rerum conditiones haud immutare licet, onere tamen premimur sedulam navandi operam ut hae minus graves reddantur, damnaque leviora fiant. Oportet hinc nedum curam velumque ingeminare Parochos quoad Cathechismi instructionem, sed vacuo, quod alterius astutia efficitur, mediis novis et efficacibus iam supplendum est. Certi sumus, etiam ista occasione, Clerum Romanum haud sacri ministerii oneribus defuturum ; quinimo