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bus eo iri sententiam coetus Mediolanensium. Ad Beneficia- rios vero quod spectat, iam ostendi, rem, e sententia mea, saltem esse dubiam.

Omnis vero dubitationum ac scrupulorum causa remo- veretur, si, quod cl. Ceriani in Conclusione suggerit, libe- rarentur Ambrosiani ab onere Officii Defunctorum, quo spe- ciatim tenentur, et sapiens providentia S. Pii V. ad eos quoque extenderetur. Argumenta a cl. Consultore allata vim persuasivam mihi habere videntur : si qua autem difficultas occurrit in solvenda quaestione speculativa; ea seponitur, si S. Ordo practicam hanc conclusionem amplecti dignetur. Ad quam quidem iam quadantenus munivisse viam videtur concessio a S. Sede facta Clero Ambrosiano, pro hoc anno 1897; sic enim paulatim sensim sine sensu, vetera anti- quantur. Privilegium, supplicante Card. Archiepiscopo, da- tum est die 23 Febr. 1897.

VOTUM CONSULTORIS CAEREMONIALIS. Quantunque il dub- bio proposto dalla Rma Curia di Milano sia piuttosto mo- rale che liturgico, tuttavia per soddisfare all'onorevole in- carico esporrò il mio umile parere nel miglior modo che per me sarà possibile.

Anzitutto reputo opportuno accennare, come nei tempi andati anche i Sacerdoti di rito romano eran tenuti, a quanto pare, in certi determinati giorni a recitare l'Officio dei de- funti in virtù della sacra Ordinazione. Questa obbligazione la quale urgeva sub gravi non solo per i Beneficiati, ma benanche per quelli non obbligati al Coro, fu tolta dal Pon- tefice S. Pio V colla Bolla « Quod a nobis». Volle nondi- meno il santo Pontefice che si ritenesse la consuetudine, ove già vigeva, di recitare in Coro il detto Officio secondo le prescrizioni della rubrica, e ne arricchì la recita colle sante Indulgenze.

Avvertasi però che la Bolla Piana tolse tale obbliga- zione a quelli soltanto di rito romano, ossia a quelli che usavano il Breviario Romano; infatti nella menzionata Bolla