Acta Pii PP. XI 231.

il matrimonio; chiudendo la Nostra recente nota Lettera al Cardinale di

Milano un5altra volta abbiamo steso la mano paterna desiderosa di mùtua

cooperazione a tutti profìcua; nella Enciclica Quadragesimo anno tutti

hanno facilmente riconosciuto un cenno di benevola attenzione agli ordi-

namenti sindacali e corporativi italiani. Sa ormai tutto il mondo come

fummo trattati e proprio in quello che tanto Ci sta a cuore, e di cui abbiamo

tante volte assicurato espressamente, e garantendone, l'essere e l'agire

religioso e non politico.

Non vogliamo aggiungere se non poche parole ai Nostri cari giovani

così duramente colpiti.

Dice il sacro Testo, degli Apostoli e proprio quando venivano scacciati:

«Ibant gaudentes... quoniam digni habiti sunt pro Nomine Iesu contume-

liam pati »: parole sublimissime. Dopo quello che ripetutamente ed anche

solennemente abbiamo detto delle attinenze della Azione Cattolica con la

Gerarchia, che è a dire con la Chiesa, che è a dire con Gesù Cristo stesso,

non è dubbio che anche voi , giovani carissimi, gioia Nostra e Nostro santo

paterno orgoglio, potete e dovete andare lieti e fieri d'aver sofferto per la

Chiesa, per il Papa, per Gesù Cristo stesso. Superfluo dunque dire a voi,

dopo tal prova: « Nolite timere »; più superfluo oggi, mentre Gesù stesso

nel santo Vangelo ci dice: « Ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad

consummationem saeculi».

Ed ora che farete? Avete i vostri Vescovi, i vostri Parroci, i Pastori

delle anime vostre. Essi vi amano, perchè voi amate Gesù Cristo e il

suo Vicario; perchè voi li amate e siete i loro aiuti nell'apostolato. Sotto

la loro guida continuate l'opera della vostra sempre più perfetta formazione

spirituale, e del vostro apostolato ausiliario, pur sottostando con cristiana

disciplina e dignità alle esteriori imposizioni; pensando che per la Chiesa,

per la Gerarchia, per il Vicario di Cristo e per Gesù Cristo stesso voi rima-

nete quello che la Chiesa e il Vicario di Gesù Cristo vi hanno dato e vi danno

di essere e che nessun umano potere può togliervi: i collaboratori nell'apo-

stolato gerarchico; aspettando così che la divina Misericordia rifaccia suo-

nare l'ora della pace.

Che farete ora e sempre? Quello che facciamo e Ci proponiamo di fare

Noi, e come oggi la Chiesa segnatamente ci insegna nel linguaggio della

odierna liturgia: tutto un insegnamento di mitezza, di misericordia, di

perdono; proprio secondo il divino mandato: « Orate pro calumniantibus

vos; orate pro persequentibus vos »; « orate », pregate che Dio non li puni-

sca con la sua Giustizia, ma con la sua Misericordia li perdoni, continui a

beneficarli, li converta, perchè essi con Noi e Noi. con essi possiamo tutti

lavorare alla gloria di Dio ed al vero bene degli uomini.