282 Litterae Apostolicae

legalmente riconosciuto, dopo lungo tempo attende ancora invano una risposta. Così con infelice astuzia si toglie alla Chiesa con la sinistra mano quello che per ragioni politiche si finse di darle con la diritta.

A rendere più grave lo stato delle cose, per non poche Diocesi d'Italia si vollero recentemente mettere in campo i diritti di regio patronato, con pretensioni così esagerate e con sì odiose misure, che al Venerabile Nostro Fratello, l'Arcivescovo di Chieti, con giudi- ziale intimo non solo si contrasta la giurisdizione, ma inoltre si dichiara irrita la sua nomina, e si disconosce lo stesso suo carattere Episcopale.

Non è Nostra mente fermarci a mostrare l'insussistenza di tali diritti, che d'altronde viene riconosciuta da molti anche della parte avversa. Ci basta solo di ricordare, che la Sede Apostolica, alla quale è riservata la provvista dei Vescovati, non fu solita conce- dere il diritto di patronato se non a quei Principi che molto bene avessero meritato della Chiesa, sostenendone le ragioni, favoren- done l'ampliazione, accrescendone il patrimonio; e che quelli che la combattono, impugnandone i diritti, appropriandosene le sostanze, addivengono per ciò solo incapaci, secondo i Canoni, di esercitarlo.

I fatti che abbiamo finora toccato, evidentemente accennano al proposito di continuare in Italia un sistema di sempre crescente osti-

subducitur Ecclesiae, manu laeva, quod politicis de causis eidem tradi, dextera manu, simulatum est.

Ut adiuncta rerum graviora fierent, quoad complures Italiae Dioeceses, nuperrime iura regii patronatus in medium allatae fuere, tali praetensi iuris exageratione, modisque ita infensis, ut Ven. Fratri Nostro Archiepiscopo Teatensi iudiciali declaratione contestaretur iurisdictio, et irrita eius habeatur nominatio, ipseque Episcopalis illius character haud recognosci velit.

Nobis adlaborandum non esse arbitramur, ut evincamus iura eiusmodi inania esse; quoniam adversae partes complures idipsum fatentur. Solummodo ad memoriam redigere libet, Sedem Apostoli- cam, cui Episcopatuum provisio reservatur, solitam fuisse iuspa- tronatus indulgere Principibus illis tantum, qui magnopere de Ecclesia benemeriti essent, iura protuendo, amphficationi favendo, augendoque illius patrimonia; illos vero, qui eamdem adversus decertant, iura illius impugnando, substantiasque eiusdem usur- pando, hac sola de causa, incapaces, iuxta Canones, ad idem exer- cendum fieri.

Quae usque adhuc pertingimus facta, indubitanter propositum innuunt prosequendi in Italia systema hostilitatis contra Ecclesiam