392 APPENDIX I.

lis. 3. Quando, etsi agatur de or- dinationibus disciplinaribus, Orien- tales ibi expresse nominantur. Do- ctrinae huic Theologorum et ca- nonistarum adhuc sanctio s. Sedis non accessit; certum tamen est, Orientales habere ab immemorabili ceu sententiam theoreticam et pra- cticam non comprehendi in con- stitutionibus disciplinaribus, nisi praedicta ratione, et hanc suam sen- tentiam nunquam fuisse damnatam a s. Sede. Hac posita theoria, li- quidum est primo, quod omnes Episcopi, etiam Orientales certe comprehenduntur in citata Consti- tutione ss. Patris In suprema, eo quod ipsa declarat ius divinum quoad obligationem Missae pro po- pulo: nam vi pastoralis officii, certo obligantur, de iure divino, Episcopi, cuiuslibet ritus, ad eam applicandam. Quamobrem non est punctum mutabilis discipl. quod- que immutari possit aut aboleri iuxta diversos ritus, immutari aut aboleri quacunque de contraria con- suetudine; quae nil aliud esset quam erroneus abusus, quando agi- tur de obligatione Episcoporum in se litandi s. Sacrificium pro populo, minime vero si agatur dé numero Missarum, quae offerri debent quo- libet die festo. Numerus hic de- terminatur a lege ecclesiastica in applicatione legis divinae ; et pro- inde non excluditur, iuxta diversa adiuncta, omnis diversitas et dis- pensatio.

una legge soltanto ecclesiastica ma declaratio legis diyinae et natura- una dichiarazione della legge di- vina e naturale. 3. Quando, ben- ché si tratti di ordinazioni disci- plinari, gli orientali vi sonò espr-es- samente nominati. Questa dottrina di teologi e canonisti non è stata finora sanzionata dalla S. Sede ; è certo però che gli orientali ab im- memorabili ritengono quai sentenza teoretica e pratica di non essere compresi nelle costituzioni discipli- nari se non nel modo predetto, e, che questa loro persuasione non fu mai condannata dalla S. Sede. Posta questa teoria, è ben chiaro primieramente che tutti i Vescovi anche orientali sono certamente compresi nella citata Costituzione del S. Padre In suprema, in quanto che essa dichiara il gius divino dell'obbligo della Messa pro po- pulo, giacché vi pastoralis officii sono assolutamente tenuti de iure divino i Vescovi di qualunque rito ad applicarla. Laonde non è questo un punto di disciplina mutabile e che possa essere, secondo i diversi riti, cambiato o abolito per qua- lunque contraria consuetudine, la quale non sarebbe altro che un abuso erroneo, se si tratti dell'ob- bligo dei Vescovi in se di offerire il S. Sacrificio pro populo, e non già se si tratti del numero delle Messe, «he debbono offerirsi in ogni giorno festivo. Questo numero viene determinato da una legge ecclesiastica, in applicazione della legge divina; e quindi in ciò non è esclusa, secondo le diverse cir- costanze, ogni diversità e dispensa.