nata matrimonio cum Iosepho Borzęcki se coniunxit. Uxor fuit perdiligens et
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visibilmente e chiaramente nello stile di vita, nel lavoro e nella preghiera
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Acta Benedicti Pp. XVI 685
previsti per la festa della Natività di Maria, che da secoli è fissata all'8
settembre, data in cui a Gerusalemme fu consacrata la basilica costruita
sopra la casa di sant'Anna, madre della Madonna. Sono letture che in effetti
contengono sempre il riferimento al mistero della nascita. Anzitutto, nella
prima lettura, l'oracolo stupendo del profeta Michea su Betlemme, in cui si
annuncia la nascita del Messia. Questi, ci dice l'oracolo, sarà discendente del
re Davide, betlemmita come Lui, ma la sua figura eccederà i limiti dell'uma-
no: « le sue origini » - dice - « sono dall'antichità », si perdono nei tempi più
lontani, sconfinano nell'eterno; la sua grandezza giungerà « fino agli estremi
confini della terra » e tali saranno anche i confini della pace.1 L'avvento di
questo « Consacrato del Signore », che segnerà l'inizio della liberazione del
popolo, viene definito dal profeta con un'espressione enigmatica: « quando
colei che deve partorire partorirà ».2 Cosı̀, la liturgia - che è scuola privilegiata
della fede - ci insegna a riconoscere nella nascita di Maria un diretto colle-
gamento con quella del Messia, Figlio di Davide.
Il Vangelo, una pagina dell'apostolo Matteo, ci ha proposto proprio il
racconto della nascita di Gesù. L'Evangelista, però, lo fa precedere dal reso-
conto della genealogia, che egli colloca all'inizio del suo Vangelo come un
prologo. Pure qui il ruolo di Maria nella storia della salvezza risalta in tutta
la sua evidenza: l'essere di Maria è totalmente relativo a Cristo, in particolare
alla sua incarnazione. « Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla
quale è nato Gesù chiamato Cristo ».3 Salta all'occhio la discontinuità che vi è
nello schema della genealogia: non si legge « generò », ma « Maria, dalla quale è
nato Gesù chiamato Cristo ». Proprio in questo si coglie la bellezza del disegno
di Dio, che rispettando l'umano lo feconda dall'interno, facendo sbocciare
dall'umile Vergine di Nazaret il frutto più bello della sua opera creatrice e
redentrice. L'Evangelista pone poi sulla scena la figura di Giuseppe, il suo
dramma interiore, la sua fede robusta e la sua esemplare rettitudine. Dietro i
suoi pensieri e le sue deliberazioni c'è l'amore per Dio e la ferma volontà di
obbedirgli. Ma come non sentire che il turbamento e quindi la preghiera e la
decisione di Giuseppe sono mossi, al tempo stesso, dalla stima e dall'amore
per la sua promessa sposa? La bellezza di Dio e quella di Maria sono, nel cuore
di Giuseppe, inseparabili; egli sa che tra di esse non può esservi contraddi-
zione; cerca in Dio la risposta e la trova nella luce della Parola e dello Spirito
1 Cfr. Mic 5, 1-4a. 2 Mic 5, 2. 3 Mt 1, 16.