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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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Acta Benedicti Pp. XVI 165
È vero! Se già si resta senza parole davanti a un adulto che soffre, che dire
quando il male colpisce un piccolo innocente? Come percepire anche in situa-
zioni cosı̀ difficili l'amore misericordioso di Dio, che mai abbandona i suoi figli
nella prova?
Sono frequenti e talora inquetanti tali interrogativi, che in verità sul
piano semplicemente umano non trovano adeguate risposte, poiché il dolore,
la malattia e la morte restano, nel loro significato, insondabili per la nostra
mente. Ci viene però in aiuto la luce della fede. La Parola di Dio ci svela che
anche questi mali sono misteriosamente « abbracciati » dal disegno divino di
salvezza; la fede ci aiuta a ritenere la vita umana bella e degna di essere
vissuta in pienezza pur quando è fiaccata dal male. Dio ha creato l'uomo
per la felicità e per la vita, mentre la malattia e la morte sono entrate nel
mondo come conseguenza del peccato. Ma il Signore non ci ha abbandonati a
noi stessi; Lui, il Padre della vita, è il medico per eccellenza dell'uomo e non
cessa di chinarsi amorevolmente sull'umanità sofferente. Il Vangelo mostra
Gesù che « scaccia gli spiriti con la sua parola e guarisce coloro che sono
ammalati »,2 indicando la strada della conversione e della fede come condizio-
ni per ottenere la guarigione del corpo e dello spirito, è la guarigione voluta
dal Signore sempre. È la guarigione integrale, di corpo e anima, perciò scaccia
gli spiriti con la parola. La sua parola è parola d'amore, parola purificatrice:
scaccia gli spiriti del timore, della solitudine, dell'opposizione a Dio, perché
cosı̀ purifica la nostra anima e dà pace interiore. Cosı̀ ci dà lo spirito dell'a-
more e la guarigione che comincia dall'interno. Ma Gesù non ha solo parlato; è
parola incarnata. Ha sofferto con noi, è morto. Con la sua passione e morte
Egli ha assunto e trasformato fino in fondo la nostra debolezza. Ecco perchè
- secondo quanto ha scritto il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella lettera
apostolica Salvifici doloris - « soffrire significa diventare particolarmente su-
scettibili, particolarmente aperti all'opera delle forze salvifiche di Dio, offerte
all'umanità in Cristo ».3
Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto sempre più che la vita dell'uomo
non è un bene disponibile, ma un prezioso scrigno da custodire e curare con
ogni attenzione possibile, dal momento del suo inzio fino al suo ultimo e
naturale compimento. La vita è mistero che di per stesso chiede responsabi-
lità, amore, pazienza, carità, da parte di tutti e di ciascuno. Ancor più è
necessario circondare di premure e rispetto chi è ammalato e sofferente.
2 Mt 8, 16. 3 N. 23.