Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale346
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per Servi Dei intercessionem a Deo patrato, affirmativum prolatum est res-
in civitate quae tunc sub nomine Portus Principis erat, hodie vero Cama-
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Acta Benedicti Pp. XVI 351
sulla libera adesione dell'amore - un amore che, da parte sua, risponde al-
l'amore di Gesù Cristo che si è donato per tutti. Penso che dobbiamo impa-
rare sempre di nuovo ambedue le cose - innanzitutto l'universalità, la catto-
licità. Essa significa che nessuno può porre come assoluto se stesso, la sua
cultura e il suo mondo. Ciò richiede che tutti ci accogliamo a vicenda, rinun-
ciando a qualcosa di nostro. L'universalità include il mistero della croce - il
superamento di se stessi, l'obbedienza verso la comune parola di Gesù Cristo
nella comune Chiesa. L'universalità è sempre un superamento di se stessi,
rinuncia a qualcosa di personale. L'universalità e la croce vanno insieme. Solo
cosı̀ si crea la pace.
La parola circa il chicco di grano morto fa ancora parte della risposta di
Gesù ai Greci, è la sua risposta. Poi, però, Egli formula ancora una volta la
legge fondamentale dell'esistenza umana: « Chi ama la propria vita, la perde e
chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna ».7
Chi vuole avere la sua vita per sé, vivere solo per se stesso, stringere tutto a sé
e sfruttarne tutte le possibilità - proprio costui perde la vita. Essa diventa
noiosa e vuota. Soltanto nell'abbandono di se stessi, soltanto nel dono disin-
teressato dell'io in favore del tu, soltanto nel « sı̀ » alla vita più grande, propria
di Dio, anche la nostra vita diventa ampia e grande. Cosı̀ questo principio
fondamentale, che il Signore stabilisce, in ultima analisi è semplicemente
identico al principio dell'amore. L'amore, infatti, significa lasciare se stessi,
donarsi, non voler possedere se stessi, ma diventare liberi da sé: non ripiegarsi
su se stessi - cosa sarà di me -, ma guardare avanti, verso l'altro - verso Dio
e verso gli uomini che Egli mi manda. E questo principio dell'amore, che
definisce il cammino dell'uomo, è ancora una volta identico al mistero della
croce, al mistero di morte e risurrezione che incontriamo in Cristo. Cari amici,
è forse relativamente facile accettare questo come grande visione fondamen-
tale della vita. Nella realtà concreta, però, non si tratta di riconoscere sem-
plicemente un principio, ma di vivere la sua verità, la verità della croce e
della risurrezione. E per questo, di nuovo, non basta un'unica grande deci-
sione. È sicuramente importante osare una volta la grande decisione fonda-
mentale, osare il grande « sı̀ », che il Signore ci chiede in un certo momento
della nostra vita. Ma il grande « sı̀ » del momento decisivo nella nostra vita - il
« sı̀ » alla verità che il Signore ci mette davanti - deve poi essere quotidiana-
mente riconquistato nelle situazioni di tutti i giorni in cui, sempre di nuovo,
7 Gv 12, 25.