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Acta Benedicti Pp. XVI 79
avvicinarsi, intuisce che in quell'Uomo c'è qualcosa di unico, che è il miste-
rioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita.
Comprende di trovarsi di fronte a Qualcuno di più grande di lui e di non
essere degno neppure di sciogliergli i lacci dei sandali.
Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che
richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e
anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a
lavare i piedi dei discepoli e subirà l'umiliazione terribile della croce. Il Figlio
di Dio, Colui che è senza peccato, si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza
di Dio al cammino di conversione dell'uomo. Gesù prende sulle sue spalle il
peso della colpa dell'intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al
nostro posto, al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce.
Mentre, raccolto in preghiera, dopo il battesimo, esce dall'acqua, si aprono
i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. « Se tu squarciassi i cieli e
scendessi! », aveva invocato Isaia.3 In questo momento, sembra suggerire san
Luca, tale preghiera viene esaudita. Infatti, « Il cielo si aprı̀ e discese sopra di
lui lo Spirito Santo »; 4 si udirono parole mai ascoltate prima: « Tu sei il Figlio
mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento ».5 Gesù salendo dalle
acque, come afferma san Gregorio Nazianzeno, « vede scindersi e aprirsi i cieli,
quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza ».6 Il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci rivelano il loro
amore che salva. Se sono gli angeli a recare ai pastori l'annuncio della nascita
del Salvatore, e la stella ai Magi venuti dall'Oriente, ora è la voce stessa del
Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio e che invita
a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.
Il lieto annuncio del Vangelo è l'eco di questa voce che scende dall'alto. A
ragione, perciò, Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, scrive a
Tito: « Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli
uomini ».7 Il Vangelo, infatti, è per noi grazia che dà gioia e senso alla vita.
Essa, prosegue l'Apostolo, « ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mon-
dani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà »; 8 ci
conduce, cioè, ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita
3 63, 19. 4 3, 21-22. 5 v. 22. 6 Discorso 39 per il Battesimo del Signore, PG 36. 7 2, 11. 8 v. 12.