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2. Compete à Santa Sé o direito de criar, modificar e extinguir Provı́ncias
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale592
Acta Apostolicae Sedis - Conventiones 593
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Acta Apostolicae Sedis - Conventiones 595
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Congregatio pro Doctrina Fidei 599
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Congregatio pro Doctrina Fidei 603
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contro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E
purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacra-
mentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella
vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi
possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco
fa nel Salmo responsoriale: « Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu
hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e
invocherò il nome del Signore ».1
Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell'Euca-
ristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo frainten-
dimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana
riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli
anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. È vero, e rimane sempre valido,
che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in
Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E
tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro
non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo,
Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa
sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di
Cristo, « sommo sacerdote dei beni futuri »,2 ma non dice che il sacerdozio
sia finito. Cristo « è mediatore di un'alleanza nuova »,3 stabilita nel suo san-
gue, che purifica « la nostra coscienza dalle opere di morte ».4 Egli non ha
abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto,
che è sı̀ pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel
tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella
Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio.5 Grazie a Cristo, la
sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche
più esigente! Non basta l'osservanza rituale, ma si richiede la purificazione
del cuore e il coinvolgimento della vita.
Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua
scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazio-
ne delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata
1 Sal 115, 16-17. 2 Eb 9, 11. 3 Eb 9, 15. 4 Eb 9, 14. 5 Cfr Ap 21, 22.