Anno mdcccxl missionariam eam in Foederatas Civitates Americae Septen-
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povertà. Soltanto col cuore i pastori potranno vedere che in questo bambi-
no è diventata realtà la promessa del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato
nella prima lettura: « Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ».2 Anche a noi non è stato dato un
segno diverso. L'angelo di Dio, mediante il messaggio del Vangelo, invita
anche noi ad incamminarci col cuore per vedere il bambino che giace nella
mangiatoia.
Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio
è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene
con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino - inerme e
bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la
paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino.
Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo
spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua
volontà - impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà
della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore. Dio si è fatto piccolo
affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo. I Padri della
Chiesa, nella loro traduzione greca dell'Antico Testamento, trovavano una
parola del profeta Isaia che anche Paolo cita per mostrare come le vie nuove
di Dio fossero già preannunciate nell'Antico Testamento. Lı̀ si leggeva: « Dio
ha reso breve la sua Parola, l'ha abbreviata ».3 I Padri lo interpretavano in un
duplice senso. Il Figlio stesso è la Parola, è il Logos; la Parola eterna si è fatta
piccola - cosı̀ piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino,
affinché la Parola diventi per noi afferrabile. Cosı̀ Dio ci insegna ad amare
i piccoli. Ci insegna cosı̀ ad amare i deboli. Ci insegna in questo modo il
rispetto di fronte ai bambini. Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo
verso tutti, specialmente verso i bambini, particolarmente i bambini soffe-
renti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. Verso i bambini che, come
soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che
devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso
i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di
Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto
piccolo. Preghiamo in questa notte, affinché il fulgore dell'amore di Dio
2 Is 9, 5. 3 Is 10, 23; Rom 9, 28.