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Congregatio pro Doctrina Fidei 423
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die 25 Iunii. - Cathedrali Ecclesiae Villaricensi Spiritus Sancti,
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nasconde « in vasi di creta » e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debo-
lezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore. Cosı̀ consideriamo
quanto è avvenuto quale compito di purificazione, un compito che ci accom-
pagna verso il futuro e che, tanto più, ci fa riconoscere ed amare il grande
dono di Dio. In questo modo, il dono diventa l'impegno di rispondere al
coraggio e all'umiltà di Dio con il nostro coraggio e la nostra umiltà. La
parola di Cristo, che abbiamo cantato come canto d'ingresso nella liturgia,
può dirci in questa ora che cosa significhi diventare ed essere sacerdoti:
« Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile
di cuore ».1
Celebriamo la festa del Sacro Cuore di Gesù e gettiamo con la liturgia, per
cosı̀ dire, uno sguardo dentro il cuore di Gesù, che nella morte fu aperto dalla
lancia del soldato romano. Sı̀, il suo cuore è aperto per noi e davanti a noi - e
con ciò ci è aperto il cuore di Dio stesso. La liturgia interpreta per noi il
linguaggio del cuore di Gesù, che parla soprattutto di Dio quale pastore degli
uomini, e in questo modo ci manifesta il sacerdozio di Gesù, che è radicato
nell'intimo del suo cuore; cosı̀ ci indica il perenne fondamento, come pure il
valido criterio, di ogni ministero sacerdotale, che deve sempre essere ancorato
al cuore di Gesù ed essere vissuto a partire da esso. Vorrei oggi meditare
soprattutto sui testi con i quali la Chiesa orante risponde alla Parola di
Dio presentata nelle letture. In quei canti parola e risposta si compenetrano.
Da una parte, essi stessi sono tratti dalla Parola di Dio, ma, dall'altra, sono al
contempo già la risposta dell'uomo a tale Parola, risposta in cui la Parola
stessa si comunica ed entra nella nostra vita. Il più importante di quei testi
nell'odierna liturgia è il Salmo 23 (22) - « Il Signore è il mio pastore » -, nel
quale l'Israele orante ha accolto l'autorivelazione di Dio come pastore, e ne
ha fatto l'orientamento per la propria vita. « Il Signore è il mio pastore: non
manco di nulla »: in questo primo versetto si esprimono gioia e gratitudine per
il fatto che Dio è presente e si occupa di noi. La lettura tratta dal Libro di
Ezechiele comincia con lo stesso tema: « Io stesso cercherò le mie pecore e ne
avrò cura ».2 Dio si prende personalmente cura di me, di noi, dell'umanità.
Non sono lasciato solo, smarrito nell'universo ed in una società davanti a cui
si rimane sempre più disorientati. Egli si prende cura di me. Non è un Dio
lontano, per il quale la mia vita conterebbe troppo poco. Le religioni del
mondo, per quanto possiamo vedere, hanno sempre saputo che, in ultima
1 Mt 11, 29. 2 Ez 34, 11.