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Venendo a visitare la Sala della Spogliazione, ti chiesi di farmi incontra-
re soprattutto una rappresentanza di poveri. In quella Sala così eloquente
essi erano testimonianza della scandalosa realtà di un mondo ancora tanto
segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello
stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la
massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell'u-
manità. Purtroppo, a duemila anni dall'annuncio del vangelo e dopo otto
secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di
"inequità globale" e di "economia che uccide" (cfr Esort. ap. Evangelii gau-
dium, 52-60). Proprio il giorno precedente il mio arrivo ad Assisi, nelle acque
di Lampedusa, si era consumata una grande strage di migranti. Parlando,
nel luogo della "spogliazione", anche con la commozione determinata da
quell'evento luttuoso, sentivo tutta la verità di ciò che aveva testimoniato
il giovane Francesco: solo quando si avvicinò ai più poveri, al suo tempo
rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, esercitando verso di loro la
misericordia, sperimentò « dolcezza di animo e di corpo » ( Testamento, FF 110).
Il nuovo Santuario assisano nasce come profezia di una società più giusta
e solidale, mentre ricorda alla Chiesa il suo dovere di vivere, sulle orme
di Francesco, spogliandosi della mondanità e rivestendosi dei valori del
Vangelo. Ribadisco quanto dissi nella Sala della Spogliazione: « Tutti siamo
chiamati ad essere poveri, a spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo
imparare a stare con i poveri, condividere con chi è privo del necessario,
toccare la carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca
coi poveri, no! È uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li toc-
ca ». Oggi è più che mai necessario che le parole di Cristo caratterizzino il
cammino e lo stile della Chiesa. Se in tante regioni del mondo tradizional-
mente cristiane si verifica un allontanamento dalla fede, e siamo pertanto
chiamati a una nuova evangelizzazione, il segreto della nostra predicazione
non sta tanto nella forza delle nostre parole, ma nel fascino della testimo-
nianza, sostenuta dalla grazia. E la condizione è che non disattendiamo le
indicazioni che il Maestro diede ai suoi apostoli nel discorso sulla missione,
facendo insieme appello alla generosità degli evangelizzatori e alla premura
fraterna nei loro confronti: « Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente
date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né
sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora
ha diritto al suo nutrimento » ( Mt 10, 8-10).