Post militiam, studiis absolutis, postulavit ut illam Congregationem ingredi
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creato cielo e terra si è dato un nome, si è reso invocabile, anzi, si è reso quasi
toccabile da parte degli uomini. Nessun luogo può contenerLo e tuttavia, o
proprio per questo, Egli stesso si dà un luogo e un nome, affinché Lui perso-
nalmente, il vero Dio, possa esservi venerato come il Dio in mezzo a noi. Dal
racconto su Gesù dodicenne sappiamo che Egli ha amato il tempio come la
casa del Padre suo, come la sua casa paterna. Ora viene di nuovo a questo
tempio, ma il suo percorso va oltre: l'ultima meta della sua salita è la Croce. È
la salita che la Lettera agli Ebrei descrive come la salita verso la tenda non
fatta da mani d'uomo, fino al cospetto di Dio. L'ascesa fino al cospetto di Dio
passa attraverso la Croce. È l'ascesa verso « l'amore sino alla fine »,2 che è il
vero monte di Dio, il definitivo luogo del contatto tra Dio e l'uomo.
Durante l'ingresso a Gerusalemme, la gente rende omaggio a Gesù come
figlio di Davide con le parole del Salmo 118 [117] dei pellegrini: « Osanna al
figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel
più alto dei cieli! ».3 Poi Egli arriva al tempio. Ma là dove doveva esservi lo
spazio dell'incontro tra Dio e l'uomo, Egli trova commercianti di bestiame e
cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Certo, il
bestiame lı̀ in vendita era destinato ai sacrifici da immolare nel tempio. E
poiché nel tempio non si potevano usare le monete su cui erano rappresentati
gli imperatori romani che stavano in contrasto col Dio vero, bisognava cam-
biarle in monete che non portassero immagini idolatriche. Ma tutto ciò po-
teva essere svolto altrove: lo spazio dove ora ciò avveniva doveva essere,
secondo la sua destinazione, l'atrio dei pagani. Il Dio d'Israele, infatti, era
appunto l'unico Dio di tutti i popoli. E anche se i pagani non entravano, per
cosı̀ dire, nell'interno della Rivelazione, potevano tuttavia, nell'atrio della
fede, associarsi alla preghiera all'unico Dio. Il Dio d'Israele, il Dio di tutti gli
uomini, era in attesa sempre anche della loro preghiera, della loro ricerca,
della loro invocazione. Ora, invece, vi dominavano gli affari - affari lega-
lizzati dall'autorità competente che, a sua volta, era partecipe del guadagno
dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo l'ordinamento
vigente, ma l'ordinamento stesso era corrotto. « L'avidità è idolatria », dice
la Lettera ai Colossesi.4 È questa l'idolatria che Gesù incontra e di fronte alla
2 Gv 13, 1. 3 Mt 21, 9. 4 Cfr 3, 5.