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Congregatio pro Doctrina Fidei 421
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Congregatio pro Doctrina Fidei 425
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die 25 Iunii. - Cathedrali Ecclesiae Villaricensi Spiritus Sancti,
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Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta un momento significativo
del cammino di Gesù, nel quale egli chiede ai discepoli che cosa la gente pensi
di lui e come lo giudichino essi stessi. Pietro risponde a nome dei Dodici con
una confessione di fede, che si differenzia in modo sostanziale dall'opinione
che la gente ha su Gesù; egli infatti afferma: Tu sei il Cristo di Dio.1 Da dove
nasce questo atto di fede? Se andiamo all'inizio del brano evangelico, costa-
tiamo che la confessione di Pietro è legata ad un momento di preghiera:
« Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui »,
dice san Luca.2 I discepoli, cioè, vengono coinvolti nell'essere e parlare asso-
lutamente unico di Gesù con il Padre. E in tal modo viene loro concesso di
vedere il Maestro nell'intimo della sua condizione di Figlio, viene loro con-
cesso di vedere ciò che gli altri non vedono; dall'« essere con Lui », dallo « stare
con Lui » in preghiera, deriva una conoscenza che va al di là delle opinioni
della gente per giungere all'identità profonda di Gesù, alla verità. Qui ci viene
fornita un'indicazione ben precisa per la vita e la missione del sacerdote: nella
preghiera egli è chiamato a riscoprire il volto sempre nuovo del suo Signore e
il contenuto più autentico della sua missione. Solamente chi ha un rapporto
intimo con il Signore viene afferrato da Lui, può portarlo agli altri, può essere
inviato. Si tratta di un « rimanere con Lui » che deve accompagnare sempre
l'esercizio del ministero sacerdotale; deve esserne la parte centrale, anche e
soprattutto nei momenti difficili, quando sembra che le «cose da fare» debba-
no avere la priorità. Ovunque siamo, qualunque cosa facciamo, dobbiamo
sempre « rimanere con Lui ».
Un secondo elemento vorrei sottolineare del Vangelo di oggi. Subito dopo
la confessione di Pietro, Gesù annuncia la sua passione e risurrezione e fa
seguire a questo annuncio un insegnamento riguardante il cammino dei di-
scepoli, che è un seguire Lui, il Crocifisso, seguirlo sulla strada della croce. Ed
aggiunge poi - con un'espressione paradossale - che l'essere discepolo si-
gnifica « perdere se stesso », ma per ritrovare pienamente se stesso.3 Cosa
significa questo per ogni cristiano, ma soprattutto cosa significa per un sa-
cerdote? La sequela, ma potremmo tranquillamente dire: il sacerdozio, non
può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per
conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accresci-
mento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla
1 Cfr. Lc 9, 20. 2 9, 18. 3 Cfr. Lc 9, 22-24.