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Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1075
1076 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1077
1078 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1079
1080 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1081
1082 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1083
1084 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1085
1086 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1087
1088 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Episcopis 1089
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trovare una soluzione, che non è mai quella violenta, perché la violenza
crea solo nuove ferite, crea altra violenza.
In questo oceano di dolore, vi esorto a porre speciale attenzione ai
bisogni materiali e spirituali dei più deboli e indifesi: penso in particola-
re alle famiglie, agli anziani, ai malati, ai bambini. I bambini e i giovani,
speranza per il futuro, sono privati di diritti fondamentali: crescere nella
serenità della famiglia, essere accuditi e curati, giocare, studiare. Milioni di
bambini, con il protrarsi del conflitto, sono privati del diritto all'istruzione
e, conseguentemente, vedono offuscarsi l'orizzonte del loro futuro. Non fate
mancare il vostro impegno in questo ambito così vitale.
Tante sono le vittime del conflitto: a tutte penso e per tutte prego. Ma
non posso sottacere il grave danno alle comunità cristiane in Siria ed in
Iraq, dove molti fratelli e sorelle sono vessati a causa della propria fede,
cacciati dalle proprie terre, tenuti in prigionia o addirittura uccisi. Per secoli,
le comunità cristiane e quelle musulmane hanno convissuto in queste terre,
sulla base del reciproco rispetto. Oggi è la legittimità stessa della presenza
dei cristiani e di altre minoranze religiose ad essere negata in nome di un
« fondamentalismo violento che rivendica un'origine religiosa ».1 Eppure,
a tali aggressioni e persecuzioni che oggi subisce in quei Paesi, la Chiesa
risponde testimoniando Cristo con coraggio, attraverso la presenza umile e
fervida, il dialogo sincero e il servizio generoso a favore di chiunque soffra
o abbia bisogno, senza alcuna distinzione.
In Siria ed in Iraq, il male distrugge gli edifici e le infrastrutture, ma
soprattutto distrugge la coscienza dell'uomo. Nel nome di Gesù, venuto
nel mondo per sanare le ferite dell'umanità, la Chiesa si sente chiamata a
rispondere al male col bene, promuovendo uno sviluppo umano integrale,
occupandosi « di ogni uomo e di tutto l'uomo ».2 Per rispondere a questa
difficile chiamata, è necessario che i cattolici rafforzino la collaborazione
intra-ecclesiale ed i legami di comunione che li uniscono alle altre comunità
cristiane, cercando anche la collaborazione con le istituzioni umanitarie
internazionali e con tutti gli uomini di buona volontà. Vi incoraggio quindi
a proseguire sulla via della collaborazione e della condivisione, lavorando
insieme e in sinergia. Per favore: non abbandonate le vittime di questa
crisi, anche se l'attenzione del mondo venisse meno!
1 Benedetto XVI, Esort. ap. post-sin. Ecclesia in Medio Oriente, 29. 2 Paolo VI, Enc. Populorum progressio, 14.