dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici
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pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».
lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il
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che Egli accettò in previsione della sua sepoltura.1 Ma è anche annuncio della
risurrezione, mediante la presenza stessa del redivivo Lazzaro, testimonianza
eloquente del potere di Cristo sulla morte. Oltre alla pregnanza di significato
pasquale, la narrazione della cena di Betania reca con sé una struggente
risonanza, colma di affetto e di devozione; un misto di gioia e di dolore: gioia
festosa per la visita di Gesù e dei suoi discepoli, per la risurrezione di Lazzaro,
per la Pasqua ormai vicina; amarezza profonda perché quella Pasqua poteva
essere l'ultima, come facevano temere le trame dei Giudei che volevano la
morte di Gesù e le minacce contro lo stesso Lazzaro di cui si progettava
l'eliminazione.
C'è un gesto, in questa pericope evangelica, sul quale viene attirata la
nostra attenzione, e che anche ora parla in modo singolare ai nostri cuori:
Maria di Betania a un certo punto, « presa una libbra di olio profumato di
vero nardo, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli ».2 È uno di
quei dettagli della vita di Gesù che san Giovanni ha raccolto nella memoria
del suo cuore e che contengono una inesauribile carica espressiva. Esso parla
dell'amore per Cristo, un amore sovrabbondante, prodigo, come quell'un-
guento « assai prezioso » versato sui suoi piedi. Un fatto che sintomaticamente
scandalizzò Giuda Iscariota: la logica dell'amore si scontra con quella del
tornaconto.
Per noi, riuniti in preghiera nel ricordo del mio venerato Predecessore, il
gesto dell'unzione di Maria di Betania è ricco di echi e di suggestioni spiri-
tuali. Evoca la luminosa testimonianza che Giovanni Paolo II ha offerto di
un amore per Cristo senza riserve e senza risparmio. Il « profumo » del suo
amore « ha riempito tutta la casa »,3 cioè tutta la Chiesa. Certo, ne abbiamo
approfittato noi che gli siamo stati vicini, e di questo ringraziamo Iddio, ma
ne hanno potuto godere anche quanti l'hanno conosciuto da lontano, perché
l'amore di Papa Wojtyła per Cristo è traboccato, potremmo dire, in ogni
regione del mondo, tanto era forte ed intenso. La stima, il rispetto e l'affetto
che credenti e non credenti gli hanno espresso alla sua morte non ne sono
forse una eloquente testimonianza? Scrive sant'Agostino, commentando que-
sto passo del Vangelo di Giovanni: « La casa si riempı̀ di profumo; cioè il
1 Cfr Gv 12, 7. 2 Gv 12, 3. 3 Gv 12, 3.