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per Servi Dei intercessionem a Deo patrato, affirmativum prolatum est res-
in civitate quae tunc sub nomine Portus Principis erat, hodie vero Cama-
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Acta Benedicti Pp. XVI 361
trasformazione. Dell'uomo nuovo e del mondo nuovo che prendono inizio nel
pane consacrato, trasformato, transustanziato.
Abbiamo detto che lo spezzare il pane è un gesto di comunione, dell'unire
attraverso il condividere. Cosı̀, nel gesto stesso è già accennata l'intima na-
tura dell'Eucaristia: essa è agape, è amore reso corporeo. Nella parola « agape »
i significati di Eucaristia e amore si compènetrano. Nel gesto di Gesù che
spezza il pane, l'amore che si partecipa ha raggiunto la sua radicalità estrema:
Gesù si lascia spezzare come pane vivo. Nel pane distribuito riconosciamo il
mistero del chicco di grano, che muore e cosı̀ porta frutto. Riconosciamo la
nuova moltiplicazione dei pani, che deriva dal morire del chicco di grano e
proseguirà sino alla fine del mondo. Allo stesso tempo vediamo che l'Eucari-
stia non può mai essere solo un'azione liturgica. È completa solo, se l'agape
liturgica diventa amore nel quotidiano. Nel culto cristiano le due cose diven-
tano una - l'essere gratificati dal Signore nell'atto cultuale e il culto dell'a-
more nei confronti del prossimo. Chiediamo in quest'ora al Signore la grazia
di imparare a vivere sempre meglio il mistero dell'Eucaristia cosı̀ che in
questo modo prenda inizio la trasformazione del mondo.
Dopo il pane, Gesù prende il calice del vino. Il Canone romano qualifica il
calice, che il Signore dà ai discepoli, come «praeclarus calix » (come calice
glorioso), alludendo con ciò al Salmo 23, [22] quel Salmo che parla di Dio
come del Pastore potente e buono. Lı̀ si legge: «Davanti a me tu prepari una
mensa, sotto gli occhi dei miei nemici ... Il mio calice trabocca » - è calix
praeclarus. Il Canone romano interpreta questa parola del Salmo come una
profezia, che si adempie nell'Eucaristia: Sı̀, il Signore ci prepara la mensa in
mezzo alle minacce di questo mondo, e ci dona il calice glorioso - il calice
della grande gioia, della vera festa, alla quale tutti aneliamo - il calice colmo
del vino del suo amore. Il calice significa le nozze: adesso è arrivata l'« ora »,
alla quale le nozze di Cana avevano alluso in modo misterioso. Sı̀, l'Eucaristia
è più di un convito, è una festa di nozze. E queste nozze si fondono nell'au-
todonazione di Dio sino alla morte. Nelle parole dell'Ultima Cena di Gesù e
nel Canone della Chiesa, il mistero solenne delle nozze si cela sotto l'espres-
sione «novum Testamentum ». Questo calice è il nuovo Testamento - « la nuova
Alleanza nel mio sangue », come Paolo riferisce la parola di Gesù sul calice
nella seconda lettura di oggi.3 Il Canone romano aggiunge: « per la nuova ed
eterna alleanza », per esprimere l'indissolubilità del legame nuziale di Dio con
3 1 Cor 11, 25.