Anno mdcccxl missionariam eam in Foederatas Civitates Americae Septen-
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popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho
ricordato nelMessaggio, è « insieme un dono e un compito » 7: dono da invocare
con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi.
Il racconto evangelico che abbiamo ascoltato mostra la scena dei pastori
di Betlemme che si recano alla grotta per adorare il Bambino, dopo aver
ricevuto l'annuncio dell'Angelo.8 Come non volgere lo sguardo ancora una
volta alla drammatica situazione che caratterizza proprio quella Terra dove
nacque Gesù? Come non implorare con insistente preghiera che anche in
quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si
risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo?
Un accordo di pace, per essere durevole, deve poggiare sul rispetto della
dignità e dei diritti di ogni persona. L'auspicio che formulo dinanzi ai rap-
presentanti delle Nazioni qui presenti è che la Comunità internazionale con-
giunga i propri sforzi, perché in nome di Dio si costruisca un mondo in cui gli
essenziali diritti dell'uomo siano da tutti rispettati. Perché ciò avvenga è però
necessario che il fondamento di tali diritti sia riconosciuto non in semplici
pattuizioni umane, ma « nella natura stessa dell'uomo e nella sua inalienabile
dignità di persona creata da Dio ».9 Se infatti gli elementi costitutivi della
dignità umana vengono affidati alle mutevoli opinioni umane, anche i suoi
diritti, pur solennemente proclamati, finiscono per diventare deboli e varia-
mente interpretabili. « È importante, pertanto, che gli Organismi internazio-
nali non perdano di vista il fondamento naturale dei diritti dell'uomo. Ciò li
sottrarrà al rischio, purtroppo sempre latente, di scivolare verso una loro
interpretazione solo positivistica ».10
« Ti benedica il Signore e ti protegga... rivolga su di te il suo volto e ti
conceda pace ».11 È questa la formula di benedizione che abbiamo ascoltato
nella prima Lettura. È tratta dal libro dei Numeri: vi si ripete tre volte il
nome del Signore. Ciò sta a significare l'intensità e la forza della benedizione,
la cui ultima parola è « pace ». Il termine biblico shalom, che traduciamo
« pace », indica quell'insieme di beni in cui consiste « la salvezza » portata da
Cristo, il Messia annunciato dai profeti. Per questo noi cristiani riconosciamo
7 n. 3. 8 Cfr Lc 2, 16. 9 Messaggio, n. 13.
10 ibid. 11 Nm 6, 24.26.