dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici
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pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».
lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il
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mondo si è riempito della buona fama. Il buon odore è la buona fama... Per
merito dei buoni cristiani il nome del Signore viene lodato ».4 È proprio vero:
l'intenso e fruttuoso ministero pastorale, e ancor più il calvario dell'agonia e
la serena morte dell'amato nostro Papa, hanno fatto conoscere agli uomini
del nostro tempo che Gesù Cristo era veramente il suo « tutto ».
La fecondità di questa testimonianza, noi lo sappiamo, dipende dalla
Croce. Nella vita di Karol Wojtyła la parola « croce » non è stata solo una
parola. Fin dall'infanzia e dalla giovinezza egli conobbe il dolore e la morte.
Come sacerdote e come Vescovo, e soprattutto da Sommo Pontefice, prese
molto sul serio quell'ultima chiamata di Cristo risorto a Simon Pietro, sulla
riva del lago di Galilea: « Seguimi... Tu seguimi ».5 Specialmente con il lento,
ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato di
tutto, la sua esistenza si è fatta interamente un'offerta a Cristo, annuncio
vivente della sua passione, nella speranza colma di fede della risurrezione.
Il suo pontificato si è svolto nel segno della « prodigalità », dello spendersi
generoso senza riserve. Che cosa lo muoveva se non l'amore mistico per
Cristo, per Colui che, il 16 ottobre 1978, lo aveva fatto chiamare, con le parole
del cerimoniale: «Magister adest et vocat te- Il Maestro è qui e ti chiama »? Il 2
aprile 2005, il Maestro tornò, questa volta senza intermediari, a chiamarlo per
portarlo a casa, alla casa del Padre. Ed egli, ancora una volta, rispose pronta-
mente col suo cuore intrepido, e sussurrò: « Lasciatemi andare dal Signore ».6
Da lungo tempo egli si preparava a quest'ultimo incontro con Gesù, come
documentano le diverse stesure del suo Testamento. Durante le lunghe soste
nella Cappella privata parlava con Lui, abbandonandosi totalmente alla sua
volontà, e si affidava a Maria, ripetendo il Totus tuus. Come il suo divino
Maestro, egli ha vissuto la sua agonia in preghiera. Durante l'ultimo giorno di
vita, vigilia della Domenica della Divina Misericordia, chiese che gli fosse
letto proprio il Vangelo di Giovanni. Con l'aiuto delle persone che lo assiste-
vano, volle prender parte a tutte le preghiere quotidiane e alla Liturgia delle
Ore, fare l'adorazione e la meditazione. È morto pregando. Davvero, si è
addormentato nel Signore.
4 In Io. evang. tr. 50, 7. 5 Gv 21, 19.22. 6 Cfr S. Dziwisz, Una vita con Karol, p. 223.