Post militiam, studiis absolutis, postulavit ut illam Congregationem ingredi
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale212
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale214
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale216
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale218
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale220
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale222
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale224
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale226
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale228
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale230
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale232
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale234
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale236
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale238
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale240
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale242
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale244
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale246
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale248
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale250
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale252
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale254
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale256
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale260
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale226
Mossul dei Caldei. Ho voluto offrire questa santa Messa in suo suffragio, e vi
ringrazio di avere accolto il mio invito a pregare insieme per lui. Sento vicini a
noi, in questo momento, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Cardinale Em-
manuel III Delly, e i Vescovi di quella amata Chiesa che in Iraq soffre, crede e
prega. A questi venerati Fratelli nell'Episcopato, ai loro Sacerdoti, ai Reli-
giosi ed ai fedeli tutti invio una particolare parola di saluto e di incoraggia-
mento, confidando che nella fede essi sappiano trovare la forza per non per-
dersi d'animo nella difficile situazione che stanno vivendo.
Il contesto liturgico in cui ci troviamo è il più eloquente possibile: sono i
giorni in cui riviviamo gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù: ore
drammatiche, cariche di amore e di timore, specialmente nell'animo dei di-
scepoli. Ore in cui si fece netto il contrasto tra la verità e la menzogna, tra la
mitezza e la rettitudine di Cristo e la violenza e l'inganno dei suoi nemici.
Gesù ha sperimentato l'approssimarsi della morte violenta, ha sentito strin-
gersi attorno a sé la trama dei persecutori. Ha sperimentato l'angoscia e la
paura, fino all'ora cruciale del Getsemani. Ma tutto questo Egli ha vissuto
immerso nella comunione con il Padre e confortato dall'« unzione » dello Spi-
rito Santo.
Il Vangelo odierno ricorda la cena di Betania, che allo sguardo pieno di
fede del discepolo Giovanni rivela significati profondi. Il gesto di Maria, di
ungere i piedi di Gesù con l'unguento prezioso, diventa un estremo atto di
amore riconoscente in vista della sepoltura del Maestro; e il profumo, che si
diffonde in tutta la casa, è il simbolo della sua carità immensa, della bellezza e
bontà del suo sacrificio, che riempie la Chiesa. Penso al sacro Crisma, che unse
la fronte di Mons. Rahho nel momento del suo Battesimo e della sua Cresima;
che gli unse le mani nel giorno dell'Ordinazione sacerdotale, e poi ancora il
capo e le mani quando fu consacrato Vescovo. Ma penso anche alle tante
« unzioni » di affetto filiale, di amicizia spirituale, di devozione che i suoi fedeli
riservavano alla sua persona, e che l'hanno accompagnato nelle ore terribili
del rapimento e della dolorosa prigionia - dove giunse forse già ferito -, fino
all'agonia e alla morte. Fino a quella indegna sepoltura, dove poi sono state
ritrovate le sue spoglie mortali. Ma quelle unzioni, sacramentali e spirituali,
erano pegno di risurrezione, pegno della vita vera e piena che il Signore Gesù
è venuto a donarci!
La Lettura del profeta Isaia ci ha posto dinanzi la figura del Servo del
Signore, nel primo dei quattro « Carmi », in cui risaltano la mitezza e la forza