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392 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
394 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
396 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 397
398 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 399
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Congregatio de Causis Sanctorum 401
402 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 403
404 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 405
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Congregatio de Causis Sanctorum 407
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Congregatio de Causis Sanctorum 417
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Acta Francisci Pp. 355
dall'ambiente emotivo rassegnato che lo circonda, ma prega con fiducia e
dice: « Padre, ti rendo grazie ».4 Così, nel mistero della sofferenza, di fronte
al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro,
Gesù ci offre l'esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che
appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo.
Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro. Da
una parte c'è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale
che, attraversata dall'angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta,
un'oscurità interiore che pare insormontabile. La nostra anima, creata per
la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è oppressa da un
male antico e oscuro. Da una parte c'è questa disfatta del sepolcro. Ma
dall'altra parte c'è la speranza che vince la morte e il male e che ha un
nome: la speranza si chiama Gesù. Egli non porta un po' di benessere o
qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: « Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà ».5 Per questo decisamente
dice: « Togliete la pietra! »6 e a Lazzaro grida a gran voce: « Vieni fuori! ».7
Cari fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte
stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C'è
chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C'è chi
resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l'aiuto di
Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza.
Di fronte ai grandi "perché" della vita abbiamo due vie: stare a guardare
malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri
sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona
un po' morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore
che non dà tregua, un rimorso che torna e ritorna, un peccato che non si
riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri piccoli sepolcri che abbiamo
dentro e lì invitiamo Gesù. È strano, ma spesso preferiamo stare da soli nelle
grotte oscure che abbiamo dentro, anziché invitarvi Gesù; siamo tentati di
cercare sempre noi stessi, rimuginando e sprofondando nell'angoscia, leccan-
doci le piaghe, anziché andare da Lui, che dice: « Venite a me, voi che siete
stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro ».8 Non lasciamoci imprigionare dalla
4 v. 41. 5 v. 25. 6 v. 39. 7 v. 43. 8 Mt 11, 28.