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II
Occasione celebrationis Iubilaei colentium spiritalitatem Divinae Misericordiae appellatam.*
« Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono
stati scritti in questo libro ».1 Il Vangelo è il libro della misericordia di Dio,
da leggere e rileggere, perché quanto Gesù ha detto e compiuto è espressio-
ne della misericordia del Padre. Non tutto, però, è stato scritto; il Vangelo
della misericordia rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni
dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza
migliore della misericordia. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi
del Vangelo, portatori della Buona Notizia a ogni uomo e donna di oggi.
Lo possiamo fare mettendo in pratica le opere di misericordia corporale
e spirituale, che sono lo stile di vita del cristiano. Mediante questi gesti
semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel
bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio. Si prosegue così
quello che ha compiuto Gesù nel giorno di Pasqua, quando ha riversato nei
cuori dei discepoli impauriti la misericordia del Padre, effondendo su di
loro lo Spirito Santo che perdona i peccati e dona la gioia.
Tuttavia, nel racconto che abbiamo ascoltato emerge un contrasto evi-
dente: da una parte, c'è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di
casa; dall'altra, c'è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a
portare l'annuncio del perdono. Può esserci anche in noi questo contrasto,
una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell'amore ad
aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi. Cristo, che per amore è entrato
attraverso le porte chiuse del peccato, della morte e degli inferi, desidera
entrare anche da ciascuno per spalancare le porte chiuse del cuore. Egli,
che con la risurrezione ha vinto la paura e il timore che ci imprigionano,
vuole spalancare le nostre porte chiuse e inviarci. La strada che il Maestro
risorto ci indica è a senso unico, procede in una sola direzione: uscire da
noi stessi, uscire per testimoniare la forza risanatrice dell'amore che ci ha
conquistati. Vediamo davanti a noi un'umanità spesso ferita e timorosa, che
* Die 3 Aprilis 2016. 1 Gv 20, 30.