1196 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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1284 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
1286 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
1288 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio Pro Doctrina Fidei 1289
1290 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio Pro Doctrina Fidei 1291
1292 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1293
1294 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1295
1296 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1297
1298 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1299
1300 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Episcopis 1301
1302 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
1216 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
a quel silenzio interiore in cui risuona la chiamata del Signore. Talvolta,
è possibile correre questo rischio anche nelle nostre comunità: pastori e
operatori pastorali presi dalla fretta, eccessivamente preoccupati delle cose
da fare, che rischiano di cadere in un vuoto attivismo organizzativo, senza
riuscire a fermarsi per incontrare le persone. Il Vangelo, invece, ci fa vedere
che la vocazione inizia da uno sguardo di misericordia che si è posato su di
me. È quel termine: " miserando", che esprime al tempo stesso l'abbraccio
degli occhi e del cuore. È così che Gesù ha guardato Matteo. Finalmente,
questo "pubblicano" non ha percepito su di sé uno sguardo di disprezzo o
di giudizio, ma si è sentito guardato dentro con amore. Gesù ha sfidato i
pregiudizi e le etichette della gente; ha creato uno spazio aperto, nel quale
Matteo ha potuto rivedere la propria vita e iniziare un nuovo cammino.
Così mi piace pensare lo stile della pastorale vocazionale. E, permet-
tetemi, allo stesso modo immagino lo sguardo di ogni pastore: attento,
non frettoloso, capace di fermarsi e leggere in profondità, di entrare nella
vita dell'altro senza farlo sentire mai né minacciato né giudicato. È uno
sguardo, quello del pastore, capace di suscitare stupore per il Vangelo, di
svegliare dal torpore in cui la cultura del consumismo e della superficia-
lità ci immerge e di suscitare domande autentiche di felicità, soprattutto
nei giovani. È uno sguardo di discernimento, che accompagna le persone,
senza né impossessarsi della loro coscienza, né pretendere di controllare la
grazia di Dio. Infine, è uno sguardo attento e vigile e, per questo, chiamato
continuamente a purificarsi. E quando si tratta delle vocazioni sacerdotali
e dell'ingresso in Seminario, vi prego di fare discernimento nella verità,
di avere uno sguardo accorto e cauto, senza leggerezze o superficialità. Lo
dico in particolare ai fratelli Vescovi: vigilanza e prudenza. La Chiesa e il
mondo hanno bisogno di sacerdoti maturi ed equilibrati, di pastori intrepidi
e generosi, capaci di vicinanza, ascolto e misericordia.
Uscire, vedere e, terza azione, chiamare. È il verbo tipico della vocazione
cristiana. Gesù non fa lunghi discorsi, non consegna un programma a cui
aderire, non fa proselitismo, né offre risposte preconfezionate. Rivolgendosi
a Matteo, si limita a dire: " Seguimi!". In questo modo, suscita in lui il fascino
di scoprire una nuova mèta, aprendo la sua vita verso un "luogo" che va oltre
il piccolo banco dove sta seduto. Il desiderio di Gesù è mettere le persone
in cammino, smuoverle da una sedentarietà letale, rompere l'illusione che si
possa vivere felicemente restando comodamente seduti tra le proprie sicurezze.