2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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72 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Congregatio de Causis Sanctorum 83
84 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 85
86 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 87
88 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Congregatiopro Gentium Evangelizatione 93
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Congregatiopro Gentium Evangelizatione 95
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Il mistero del Natale, che è luce e gioia, interpella e scuote, perché è
nello stesso tempo un mistero di speranza e di tristezza. Porta con sé un sa-
pore di tristezza, in quanto l'amore non è accolto, la vita viene scartata. Così
accadde a Giuseppe e Maria, che trovarono le porte chiuse e posero Gesù in
una mangiatoia, « perché per loro non c'era posto nell'alloggio ».6 Gesù nasce
rifiutato da alcuni e nell'indifferenza dei più. Anche oggi ci può essere la stessa
indifferenza, quando Natale diventa una festa dove i protagonisti siamo noi,
anziché Lui; quando le luci del commercio gettano nell'ombra la luce di Dio;
quando ci affanniamo per i regali e restiamo insensibili a chi è emarginato.
Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale, bisogna liberarlo!
Ma il Natale ha soprattutto un sapore di speranza perché, nonostante le
nostre tenebre, la luce di Dio risplende. La sua luce gentile non fa paura; Dio,
innamorato di noi, ci attira con la sua tenerezza, nascendo povero e fragile in
mezzo a noi, come uno di noi. Nasce a Betlemme, che significa " casa del pane".
Sembra così volerci dire che nasce come pane per noi; viene alla vita per darci
la sua vita; viene nel nostro mondo per portarci il suo amore. Non viene a divo-
rare e a comandare, ma a nutrire e servire. Così c'è un filo diretto che collega la
mangiatoia e la croce, dove Gesù sarà pane spezzato: è il filo diretto dell'amore
che si dona e ci salva, che dà luce alla nostra vita, pace ai nostri cuori.
L'hanno capito, in quella notte, i pastori, che erano tra gli emarginati di
allora. Ma nessuno è emarginato agli occhi di Dio e proprio loro furono gli
invitati di Natale. Chi era sicuro di sé, autosufficiente, stava a casa tra le sue
cose; i pastori invece « andarono, senza indugio ».7 Anche noi lasciamoci inter-
pellare e convocare stanotte da Gesù, andiamo a Lui con fiducia, a partire
da quello in cui ci sentiamo emarginati, a partire dai nostri limiti, a partire
dai nostri peccati. Lasciamoci toccare dalla tenerezza che salva. Avvicinia-
moci a Dio che si fa vicino, fermiamoci a guardare il presepe, immaginiamo
la nascita di Gesù: la luce e la pace, la somma povertà e il rifiuto. Entriamo
nel vero Natale con i pastori, portiamo a Gesù quello che siamo, le nostre
emarginazioni, le nostre ferite non guarite, i nostri peccati. Così, in Gesù,
assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio.
Con Maria e Giuseppe stiamo davanti alla mangiatoia, a Gesù che nasce come
pane per la mia vita. Contemplando il suo amore umile e infinito, diciamogli
semplicemente grazie: grazie, perché hai fatto tutto questo per me.
6 v. 7. 7 Cfr Lc 2, 16.