Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale162
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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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Acta Benedicti Pp. XVI 183
rienza personale della fede, nell'incontro con i nostri parrocchiani, la grande
parola della fede, ma anche non perdere la sua semplicità. Naturalmente
parole grandi della tradizione - come sacrificio di espiazione, redenzione
del sacrificio del Cristo, peccato originale - sono oggi come tali incomprensi-
bili. Non possiamo semplicemente lavorare con formule grandi, vere, ma non
più contestualizzate nel mondo di oggi. Dobbiamo, tramite lo studio e quanto
ci dicono i maestri della teologia e la nostra esperienza personale con Dio,
concretizzare, tradurre queste grandi parole, cosı̀ che devono entrare nell'an-
nuncio di Dio all'uomo nell'oggi.
E, direi, dall'altra parte, non dovremmo coprire la semplicità della Parola
di Dio in valutazioni troppo pesanti di avvicinamenti umani. Mi ricordo un
amico che, dopo aver ascoltato prediche con lunghe riflessioni antropologiche
per arrivare insieme al Vangelo, diceva: ma non mi interessano questi avvi-
cinamenti, io vorrei capire che cosa dice il Vangelo! E mi sembra spesso che
invece di lunghi cammini di avvicinamento, sarebbe meglio - io l'ho fatto
quando ero ancora nella mia vita normale - dire: questo Vangelo non ci piace,
siamo contrari a quanto dice il Signore! Ma che cosa vuole dire? Se io dico
sinceramente che a prima vista non sono d'accordo, abbiamo già l'attenzione:
si vede che io vorrei, come uomo di oggi, capire che cosa dice il Signore. Cosı̀
possiamo senza lunghi circuiti entrare nel vivo della Parola. E dobbiamo
anche tener presente, senza false semplificazioni, che i dodici apostoli erano
pescatori, artigiani, di questa provincia, la Galilea, senza particolare prepa-
razione, senza conoscenza del grande mondo greco e latino. Eppure sono
andati in tutte le parti dell'impero, anche fuori l'impero, fino all'India, e
hanno annunciato Cristo con semplicità e con la forza della semplicità di
quello che è vero. E mi sembra anche questo importante: non perdiamo la
semplicità della verità. Dio c'è e Dio non è un essere ipotetico, lontano, ma è
vicino, ha parlato con noi, ha parlato con me. E cosı̀ diciamo semplicemente
che cosa è e come si può e si deve naturalmente spiegare e sviluppare. Ma non
perdiamo il fatto che noi non proponiamo riflessioni, non proponiamo una
filosofia, ma proponiamo l'annuncio semplice del Dio che ha agito. E che ha
agito anche con me.
E poi per la contestualizzazione culturale, romana - che è assolutamente
necessaria - direi che il primo aiuto è la nostra esperienza personale. Non
viviamo sulla luna. Sono un uomo di questo tempo se io vivo sinceramente la
mia fede nella cultura di oggi, essendo uno che vive con i mass media di oggi,
con i dialoghi, con le realtà dell'economia, con tutto, se io stesso prendo sul