Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale346
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per Servi Dei intercessionem a Deo patrato, affirmativum prolatum est res-
in civitate quae tunc sub nomine Portus Principis erat, hodie vero Cama-
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Acta Benedicti Pp. XVI 367
Il terzo grande simbolo della Veglia Pasquale è di natura tutta partico-
lare; esso coinvolge l'uomo stesso. È il cantare il canto nuovo - l'alleluia.
Quando un uomo sperimenta una grande gioia, non può tenerla per sé. Deve
esprimerla, trasmetterla. Ma che cosa succede quando l'uomo viene toccato
dalla luce della risurrezione e in questo modo viene a contatto con la Vita
stessa, con la Verità e con l'Amore? Di ciò egli non può semplicemente parlare
soltanto. Il parlare non basta più. Egli deve cantare. La prima menzione del
cantare nella Bibbia, la troviamo dopo la traversata del Mar Rosso. Israele si
è sollevato dalla schiavitù. È salito dalle profondità minacciose del mare. È
come rinato. Vive ed è libero. La Bibbia descrive la reazione del popolo a
questo grande evento del salvamento con la frase: « Il popolo credette nel
Signore e in Mosè suo servo ».11 Ne segue poi la seconda reazione che, con
una specie di necessità interiore, emerge dalla prima: « Allora Mosè e gli
Israeliti cantarono questo canto al Signore... ». Nella Veglia Pasquale, anno
per anno, noi cristiani intoniamo dopo la terza lettura questo canto, lo can-
tiamo come il nostro canto, perché anche noi mediante la potenza di Dio
siamo stati tirati fuori dall'acqua e liberati alla vita vera.
Per la storia del canto di Mosè dopo la liberazione di Israele dall'Egitto e
dopo la risalita dal Mar Rosso, c'è un parallelismo sorprendente nell'Apoca-
lisse di san Giovanni. Prima dell'inizio degli ultimi sette flagelli imposti alla
terra, appare al veggente qualcosa « come un mare di cristallo misto a fuoco;
coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome,
stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e cantano il canto di
Mosè, il servo di Dio, e il canto dell'Agnello... ».12 Con questa immagine è
descritta la situazione dei discepoli di Gesù Cristo in tutti i tempi, la situa-
zione della Chiesa nella storia di questo mondo. Considerata umanamente,
essa è in se stessa contraddittoria. Da una parte, la comunità si trova nel-
l'Esodo, in mezzo al Mar Rosso. In un mare che, paradossalmente, è insieme
ghiaccio e fuoco. E non deve forse la Chiesa, per cosı̀ dire, camminare sempre
sul mare, attraverso il fuoco e il freddo? Umanamente parlando, essa dovreb-
be affondare. Ma, mentre cammina ancora in mezzo a questo Mar Rosso, essa
canta - intona il canto di lode dei giusti: il canto di Mosè e dell'Agnello, in cui
s'accordano l'Antica e la Nuova Alleanza. Mentre, tutto sommato, dovrebbe
affondare, la Chiesa canta il canto di ringraziamento dei salvati. Essa sta
sulle acque di morte della storia e tuttavia è già risorta. Cantando essa si
11 Ex 14, 31. 12 Ap 15, 2s.