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cesco, verso il quale nutriva speciale gratitudine perché, come ebbe a scrivere,
quando era bambino lo aveva « strappato dalle fauci della morte » 2 e gli aveva
predetto « Buona ventura », come ha ricordato poc'anzi il vostro Sindaco. Con
il Poverello di Assisi seppe stabilire un legame profondo e duraturo, traendo
da lui ispirazione ascetica e genio ecclesiale. Di questo vostro illustre concit-
tadino voi custodite gelosamente l'insigne reliquia del « Santo Braccio », man-
tenete viva la memoria e approfondite la dottrina, specialmente mediante il
Centro di Studi Bonaventuriani fondato da Bonaventura Tecchi, che con
cadenza annuale promuove qualificati convegni di studio a lui dedicati.
Non è facile sintetizzare l'ampia dottrina filosofica, teologica e mistica
lasciataci da san Bonaventura. In questo Anno Sacerdotale vorrei invitare
specialmente i sacerdoti a mettersi alla scuola di questo grande Dottore della
Chiesa per approfondirne l'insegnamento di sapienza radicata in Cristo. Alla
sapienza, che fiorisce in santità, egli orienta ogni passo della sua speculazione
e tensione mistica, passando per i gradi che vanno da quella che chiama
« sapienza uniforme » concernente i principi fondamentali della conoscenza,
alla « sapienza multiforme », che consiste nel misterioso linguaggio della Bib-
bia, e poi alla « sapienza onniforme », che riconosce in ogni realtà creata il
riflesso del Creatore, sino alla « sapienza informe », l'esperienza cioè dell'intimo
contatto mistico con Dio, allorché l'intelletto dell'uomo sfiora in silenzio il
Mistero infinito.3 Nel ricordo di questo profondo ricercatore ed amante della
sapienza, vorrei inoltre esprimere incoraggiamento e stima per il servizio che,
nella Comunità ecclesiale, i teologi sono chiamati a rendere a quella fede che
cerca l'intelletto, quella fede che è « amica dell'intelligenza » e che diventa vita
nuova secondo il progetto di Dio.
Dal ricco patrimonio dottrinale e mistico di san Bonaventura mi limito
questa sera a trarre qualche « pista » di riflessione, che potrebbe risultare utile
per il cammino pastorale della vostra Comunità diocesana. Egli fu, in primo
luogo, un instancabile cercatore di Dio sin da quando frequentava gli studi a
Parigi, e continuò ad esserlo sino alla morte. Nei suoi scritti indica l'itinerario
da percorrere. « Poiché Dio è in alto - egli scrive - è necessario che la mente
si innalzi a Lui con tutte le forze ».4 Traccia cosı̀ un percorso di fede impe-
gnativo, nel quale non basta « la lettura senza l'unzione, la speculazione senza
2 Legenda Maior, Prologus, 3, 3. 3 Cfr. J. Ratzinger, San Bonaventura e la teologia della storia, Ed. Porziuncola, 2006,
pp. 92ss. 4 De Reductione artium ad theologiam, n. 25.