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Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1075
1076 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1077
1078 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1079
1080 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1081
1082 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1083
1084 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1085
1086 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1087
1088 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Episcopis 1089
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1022 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
nutrano di quel cibo che non possono procurarsi, la vicinanza del Pastore
risvegli in loro la nostalgia dell'abbraccio del Padre. Vegliate perché il gregge
incontri sempre nel cuore del Pastore quella riserva di eternità che con
affanno si cerca invano nelle cose del mondo. Trovino sempre sulle vostre
labbra l'apprezzamento per la capacità di fare e costruire nella libertà e
nella giustizia la prosperità di cui è prodiga questa terra. Non manchi però
il sereno coraggio di confessare che bisogna procurarsi « non il cibo che
perisce ma quello che dura per la vita eterna ».7
Non pascere sé stessi ma saper arretrare, abbassarsi, decentrarsi, per
nutrire di Cristo la famiglia di Dio. Vegliare senza sosta, ergendosi alti
per raggiungere con lo sguardo di Dio il gregge che solo a Lui appartiene.
Elevarsi all'altezza della Croce del suo Figlio, il solo punto di vista che
apre al Pastore il cuore del suo gregge.
Non guardare verso il basso nella propria autoreferenzialità, ma sem-
pre verso gli orizzonti di Dio, che oltrepassano quanto noi siamo capaci di
prevedere o pianificare. Vegliare pure su noi stessi, per sfuggire alla ten-
tazione del narcisismo, che acceca gli occhi del Pastore, rende la sua voce
irriconoscibile e il suo gesto sterile. Nelle molteplici strade che si aprono
alla vostra sollecitudine pastorale, ricordate di conservare indelebile il nu-
cleo che unifica tutte le cose: « lo avete fatto a me ».8
Senz'altro è utile al Vescovo possedere la lungimiranza del leader e
la scaltrezza dell'amministratore, ma decadiamo inesorabilmente quando
scambiamo la potenza della forza con la forza dell'impotenza, attraverso
la quale Dio ci ha redenti. Al Vescovo è necessaria la lucida percezione
della battaglia tra la luce e le tenebre che si combatte in questo mondo.
Guai a noi, però, se facciamo della Croce un vessillo di lotte mondane, di-
menticando che la condizione della vittoria duratura è lasciarsi trafiggere
e svuotare di sé stessi.9
Non ci è estranea l'angoscia dei primi Undici, chiusi tra i loro muri,
assediati e sgomenti, abitati dallo spavento delle pecore disperse perché il
Pastore era stato colpito. Ma sappiamo che ci è stato donato uno spirito di
coraggio e non di timidezza. Pertanto non ci è lecito lasciarci paralizzare
dalla paura.
7 Gv 6, 27. 8 Mt 25, 31-45. 9 Fil 2, 1-11.