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per Servi Dei intercessionem a Deo patrato, affirmativum prolatum est res-
in civitate quae tunc sub nomine Portus Principis erat, hodie vero Cama-
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Acta Benedicti Pp. XVI 369
sostituendosi - sotto i segni del pane e del vino - ai cibi rituali del pasto nella
Pasqua ebraica. Cosı̀ possiamo dire veramente che Gesù ha portato a compi-
mento la tradizione dell'antica Pasqua e l'ha trasformata nella sua Pasqua.
A partire da questo nuovo significato della festa pasquale si capisce anche
l'interpretazione degli « azzimi » data da san Paolo. L'Apostolo si riferisce a
un'antica usanza ebraica: quella secondo la quale, in occasione della Pasqua,
bisognava eliminare dalla casa ogni più piccolo avanzo di pane lievitato. Ciò
costituiva, da una parte, un ricordo di quanto accaduto agli antenati al
momento della fuga dall'Egitto: uscendo in fretta dal paese, avevano portato
con sé soltanto focacce non lievitate. Al tempo stesso, però, « gli azzimi » erano
simbolo di purificazione: eliminare ciò che è vecchio per fare spazio al nuovo.
Ora, spiega san Paolo, anche questa antica tradizione acquista un senso
nuovo, a partire dal nuovo « esodo » appunto, che è il passaggio di Gesù dalla
morte alla vita eterna. E poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato se
stesso per noi, anche noi, suoi discepoli - grazie a Lui e per mezzo di Lui -
possiamo e dobbiamo essere « pasta nuova », « azzimi », liberati da ogni residuo
del vecchio fermento del peccato: niente più malizia e perversità nel nostro
cuore.
« Celebriamo dunque la festa... con azzimi di sincerità e di verità ». Que-
st'esortazione di san Paolo, che chiude la breve lettura che poco fa è stata
proclamata, risuona ancor più forte nel contesto dell'Anno Paolino. Cari
fratelli e sorelle, accogliamo l'invito dell'Apostolo; apriamo l'animo a Cristo
morto e risuscitato perché ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno
del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita
divina ed eterna. Nella sequenza pasquale, quasi rispondendo alle parole
dell'Apostolo, abbiamo cantato: « Scimus Christum surrexisse a mortuis vere
- sappiamo che Cristo è veramente risorto dai morti ». Sı̀! È proprio questo il
nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è questo il grido di
vittoria che tutti oggi ci unisce. E se Gesù è risorto, e dunque è vivo, chi
mai potrà separarci da Lui? Chi mai potrà privarci del suo amore che ha vinto
l'odio e ha sconfitto la morte?
L'annuncio della Pasqua si espanda nel mondo con il gioioso canto del-
l'Alleluia. Cantiamolo con le labbra, cantiamolo soprattutto con il cuore e con
la vita, con uno stile di vita « azzimo », cioè semplice, umile, e fecondo di
azioni buone. «Surrexit Christus spes mea: praecedet vos in Galilaeam - Cristo
mia speranza è risorto e vi precede in Galilea ». Il Risorto ci precede e ci
accompagna per le strade del mondo. È Lui la nostra speranza, è Lui la pace
vera del mondo. Amen!