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compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi e
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dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio « io », ma
orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera
o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io
parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma
lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: cosı̀ lo Spirito Santo, Spirito di
unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti
degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda. Lo Spirito,
proprio per il fatto che agisce cosı̀, ci introduce in tutta la verità, che è Gesù,
ci guida nell'approfondirla, nel comprenderla: noi non cresciamo nella cono-
scenza chiudendoci nel nostro io, ma solo diventando capaci di ascoltare e di
condividere, solo nel « noi » della Chiesa, con un atteggiamento di profonda
umiltà interiore. E cosı̀ diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pen-
tecoste è la Pentecoste. Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo
mettersi l'uno contro l'altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore,
si aprono all'azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.
La contrapposizione tra Babele e Pentecoste riecheggia anche nella secon-
da lettura, dove l'Apostolo dice: « Camminate secondo lo Spirito e non sarete
portati a soddisfare il desiderio della carne ».4 San Paolo ci spiega che la nostra
vita personale è segnata da un conflitto interiore, da una divisione, tra gli
impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono dallo Spirito; e
noi non possiamo seguirli tutti. Non possiamo, infatti, essere contemporanea-
mente egoisti e generosi, seguire la tendenza a dominare sugli altri e provare
la gioia del servizio disinteressato. Dobbiamo sempre scegliere quale impulso
seguire e lo possiamo fare in modo autentico solo con l'aiuto dello Spirito di
Cristo. San Paolo elenca - come abbiamo sentito - le opere della carne, sono
i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi;
sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e
cristiano, nell'amore. È una direzione che porta a perdere la propria vita.
Invece lo Spirito Santo ci guida verso le altezze di Dio, perché possiamo
vivere già in questa terra il germe di vita divina che è in noi. Afferma, infatti,
san Paolo: « Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace ».5 E notiamo che
l'Apostolo usa il plurale per descrivere le opere della carne, che provocano
la dispersione dell'essere umano, mentre usa il singolare per definire l'azione
dello Spirito, parla di « frutto », proprio come alla dispersione di Babele si
contrappone l'unità di Pentecoste.
4 Gal 5, 16. 5 Gal 5, 22.