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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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gestire relazioni con genitori che lasciano casa, nuovi partner della mamma o del
papà, insegnanti precari che ogni anno si danno il cambio. Per educare bisogna
stare. La prima necessità che sento è, dunque, quella di una certa stabilità sul
luogo dell'educatore-sacerdote. Secondo aspetto: credo che la partita fondamentale
della pastorale giovanile si giochi sul fronte della cultura. Cultura intesa come
competenza emotivo-relazionale e come padronanza delle parole che i concetti
contengono. Un giovane senza questa cultura può diventare il povero di domani,
una persona a rischio di fallimento affettivo e un naufrago nel mondo del lavoro.
Un giovane senza questa cultura rischia di rimanere un non credente o, peggio
ancora, un praticante senza fede perché l'incompetenza nelle relazioni deforma la
relazione con Dio e l'ignoranza delle parole blocca la comprensione dell'eccellenza
della parola del Vangelo. Non basta che i giovani riempiano fisicamente lo spazio
dei nostri oratori per passare un po' di tempo libero. Vorrei che l'oratorio fosse un
luogo dove si impara a sviluppare competenze relazionali e dove si riceve ascolto e
sostegno scolastico. Un luogo che non sia il rifugio costante di chi non ha voglia di
studiare o di impegnarsi, ma una comunità di persone che elaborino quelle
domande giuste che aprono al senso religioso e dove si faccia la grande carità
di aiutare a pensare. E qui si dovrebbe anche aprire una seria riflessione sulla
collaborazione tra oratori e insegnanti di religione. Santità, ci dica una parola
autorevole in più su questi due aspetti dell'emergenza educativa: la necessaria
stabilità degli operatori e l'urgenza di avere educatori-sacerdoti culturalmente
capaci. Grazie.
Allora, cominciamo con il secondo punto. Diciamo che è più ampio e, in un
certo senso, anche più facile. Certamente un oratorio nel quale si fanno solo
dei giochi e si prendono delle bevande sarebbe assolutamente superfluo. Il
senso di un oratorio deve realmente essere una formazione culturale, umana e
cristiana di una personalità, che deve diventare una personalità matura. Su
questo siamo assolutamente d'accordo e, mi sembra, proprio oggi c'è una
povertà culturale dove si sanno tante cose, ma senza un cuore, senza un
collegamento interiore perché manca una visione comune del mondo. E, per-
ciò, una soluzione culturale ispirata dalla fede della Chiesa, dalla conoscenza
di Dio che ci ha donato, è assolutamente necessaria. Direi proprio questa è la
funzione di un oratorio: che uno non solo trovi possibilità per il tempo libero
ma soprattutto trovi formazione umana integrale che rende completa la per-
sonalità.
E, quindi, naturalmente il sacerdote come educatore deve essere egli stes-
so formato bene e essere collocato nella cultura di oggi, ricco di cultura, per