consecratae eminuit haud mediocri desiderio sanctitatis. Anno MDCCLXI vota
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die 28 Augusti. - Exc.mum R.P. Fridericum Rubwejanga, Episcopum
Acta Benedicti Pp. XVI 797
queste Norme intendono anche liberare i Vescovi dal dover sempre di nuovo
valutare come sia da rispondere alle diverse situazioni.
In secondo luogo, nelle discussioni sull'atteso Motu Proprio, venne espres-
so il timore che una più ampia possibilità dell'uso del Messale del 1962 avreb-
be portato a disordini o addirittura a spaccature nelle comunità parrocchiali.
Anche questo timore non mi sembra realmente fondato. L'uso del Messale
antico presuppone una certa misura di formazione liturgica e un accesso alla
lingua latina; sia l'una che l'altra non si trovano tanto di frequente. Già da
questi presupposti concreti si vede chiaramente che il nuovo Messale rimarrà,
certamente, la forma ordinaria del Rito Romano, non soltanto a causa della
normativa giuridica, ma anche della reale situazione in cui si trovano le
comunità di fedeli.
È vero che non mancano esagerazioni e qualche volta aspetti sociali in-
debitamente vincolati all'attitudine di fedeli legati all'antica tradizione litur-
gica latina. La vostra carità e prudenza pastorale sarà stimolo e guida per un
perfezionamento. Del resto le due forme dell'uso del Rito Romano possono
arricchirsi a vicenda: nel Messale antico potranno e dovranno essere inseriti
nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi. La Commissione «Ecclesia Dei » in
contatto con i diversi enti dedicati all'« usus antiquior » studierà le possibilità
pratiche. Nella celebrazione della Messa secondo il Messale di Paolo VI potrà
manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella
sacralità che attrae molti all'antico uso. La garanzia più sicura che il Messale
di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato
consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni;
ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo
Messale.
Sono giunto, cosı̀, a quella ragione positiva che mi ha motivato ad aggior-
nare mediante questo Motu Proprio quello del 1988. Si tratta di giungere ad
una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle
divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha
continuamente l'impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava
nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa
per conservare o conquistare la riconciliazione e l'unità; si ha l'impressione
che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto
che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato
oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che
hanno veramente il desiderio dell'unità, sia reso possibile di restare in que-