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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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aiutare anche i giovani a entrare in una cultura ispirata dalla fede. Aggiun-
gerei, naturalmente, che alla fine il punto di orientamento di ogni cultura è
Dio, il Dio presente in Cristo. Vediamo come oggi ci sono persone con tante
conoscenze, ma senza orientamento interiore. Cosı̀ la scienza può essere anche
pericolosa per l'uomo, perché senza orientamenti etici più profondi, lascia
l'uomo all'arbitrio e, quindi, senza gli orientamenti necessari per divenire
realmente un uomo. In questo senso, il cuore di ogni formazione culturale,
cosı̀ necessaria, deve essere senza dubbio la fede: conoscere il volto di Dio che
si è mostrato in Cristo e cosı̀ avere il punto di orientamento per tutta l'altra
cultura, che altrimenti diventa disorientata e disorientante. Una cultura
senza conoscenza personale di Dio e senza conoscenza del volto di Dio in
Cristo, è una cultura che potrebbe essere anche distruttiva, perché non cono-
sce gli orientamenti etici necessari. In questo senso, mi sembra, abbiamo noi
realmente una missione di formazione culturale e umana profonda, che si apre
a tutte le ricchezze della cultura del nostro tempo, ma dà anche il criterio, il
discernimento per provare quanto è cultura vera e quanto potrebbe divenire
anti-cultura.
Molto più difficile per me è la prima domanda - la domanda è anche a Sua
Eminenza - cioè la permanenza del giovane sacerdote per dare orientamento
ai giovani. Senza dubbio una relazione personale con l'educatore è importante
e deve avere anche la possibilità di un certo periodo per orientarsi insieme. E,
in questo senso posso essere d'accordo che il sacerdote, punto di orientamento
per i giovani, non può cambiare ogni giorno, perché cosı̀ perde proprio questo
orientamento. D'altra parte, il giovane sacerdote deve anche fare delle espe-
rienze diverse in contesti culturali diversi, proprio per arrivare, alla fine, al
bagaglio culturale necessario per essere, come parroco, punto di riferimento
per lungo tempo alla parrocchia. E, direi, nella vita del giovane le dimensioni
del tempo sono diverse dalla vita di un adulto. I tre anni, dall'anno sedice-
simo al diciannovesimo, sono almeno cosı̀ lunghi e importanti come gli anni
tra i quaranta e i cinquanta. Proprio qui, infatti, si forma la personalità: è un
cammino interiore di grande importanza, di grande estensione esistenziale. In
questo senso, direi che tre anni per un vice parroco è un bel tempo per
formare una generazione di giovani; e cosı̀, dall'altra parte, può anche cono-
scere altri contesti, imparare in altre parrocchie altre situazioni, arricchire il
suo bagaglio umano. Questo è sempre un tempo non tanto breve per una
certa continuità, un cammino educativo dell'esperienza comune, dell'impa-
rare l'essere uomo. Peraltro, come ho detto, nella gioventù tre anni sono un