Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale370
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale390
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale408
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale410
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale412
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale414
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Congregatio pro Doctrina Fidei 421
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale422
Congregatio pro Doctrina Fidei 423
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Congregatio pro Doctrina Fidei 425
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die 25 Iunii. - Cathedrali Ecclesiae Villaricensi Spiritus Sancti,
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è molto difficile essere parroco, anche e soprattutto nei Paesi di antica cri-
stianità; le parrocchie diventano sempre più estese, unità pastorali... è im-
possibile conoscere tutti, è impossibile fare tutti i lavori che ci si aspetterebbe
da un parroco. E cosı̀, realmente, ci domandiamo dove andare, come lei ha
detto. Ma vorrei innanzitutto dire: so che ci sono tanti parroci nel mondo che
danno realmente tutta la loro forza per l'evangelizzazione, per la presenza del
Signore e dei suoi Sacramenti, e a questi fedeli parroci, che operano con tutte
le forze della loro vita, del nostro essere appassionati per Cristo, vorrei dire un
grande « grazie », in questo momento. Ho detto che non è possibile fare tutto
quello che si desidera, che forse si dovrebbe fare, perché le nostre forze sono
limitate e le situazioni sono difficili in una società sempre più diversificata,
più complicata. Io penso che, soprattutto, sia importante che i fedeli possano
vedere che questo sacerdote non fa solo un « job », ore di lavoro, e poi è libero e
vive solo per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in
sé il fuoco dell'amore di Cristo. Se i fedeli vedono che è pieno della gioia del
Signore, capiscono anche che non può far tutto, accettano i limiti, e aiutano il
parroco. Questo mi sembra il punto più importante: che si possa vedere e
sentire che il parroco realmente si sente un chiamato dal Signore; è pieno di
amore del Signore e dei suoi. Se questo c'è, si capisce e si può anche vedere
l'impossibilità di fare tutto. Quindi, essere pieni della gioia del Vangelo con
tutto il nostro essere è la prima condizione. Poi si devono fare le scelte, avere
le priorità, vedere quanto è possibile e quanto è impossibile. Direi che le tre
priorità fondamentali le conosciamo: sono le tre colonne del nostro essere
sacerdoti. Prima, l'Eucaristia, i Sacramenti: rendere possibile e presente l'Eu-
caristia, soprattutto domenicale, per quanto possibile, per tutti, e celebrarla
in modo che diventi realmente il visibile atto d'amore del Signore per noi.
Poi, l'annuncio della Parola in tutte le dimensioni: dal dialogo personale fino
all'omelia. Il terzo punto è la « caritas », l'amore di Cristo: essere presenti per i
sofferenti, per i piccoli, per i bambini, per le persone in difficoltà, per gli
emarginati; rendere realmente presente l'amore del Buon Pastore. E poi,
una priorità molto importante è anche la relazione personale con Cristo.
Nel Breviario, il 4 novembre, leggiamo un bel testo di san Carlo Borromeo,
grande pastore, che ha dato veramente tutto se stesso, e che dice a noi, a tutti
i sacerdoti: «Non trascurare la tua propria anima: se la tua propria anima è
trascurata, anche agli altri non puoi dare quanto dovresti dare. Quindi, anche
per te stesso, per la tua anima, devi avere tempo », o, in altre parole, la
relazione con Cristo, il colloquio personale con Cristo è una priorità pastorale