2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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66 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
68 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
70 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
72 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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76 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
78 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
80 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
82 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 83
84 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 85
86 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 87
88 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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92 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatiopro Gentium Evangelizatione 93
94 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatiopro Gentium Evangelizatione 95
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a spingere il figlio prodigo a uscire da un atteggiamento distruttivo e a
cercare le braccia di suo padre. Fu questa nostalgia che il pastore sentì
nel suo cuore quando lasciò le novantanove pecore per cercare quella che
si era smarrita, e fu anche ciò che sperimentò Maria Maddalena la mattina
della domenica per andare di corsa al sepolcro e incontrare il suo Maestro
risorto. La nostalgia di Dio ci tira fuori dai nostri recinti deterministici,
quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di
Dio è l'atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impe-
gnarsi per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno. La
nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca
del futuro. Il credente "nostalgioso", spinto dalla sua fede, va in cerca di
Dio, come i magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor
suo che là lo aspetta il Signore. Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non
evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore; e non lo fa affatto
con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante che non
può ignorare gli occhi di colui per il quale la Buona Notizia è ancora un
terreno da esplorare.
Come atteggiamento contrapposto, nel palazzo di Erode (che distava
pochissimi chilometri da Betlemme), non si erano resi conto di ciò che stava
succedendo. Mentre i magi camminavano, Gerusalemme dormiva. Dormiva
in combutta con un Erode che, invece di essere in ricerca, pure dormiva.
Dormiva sotto l'anestesia di una coscienza cauterizzata. E rimase sconcer-
tato. Ebbe paura. È lo sconcerto che, davanti alla novità che rivoluziona
la storia, si chiude in se stesso, nei suoi risultati, nelle sue conoscenze, nei
suoi successi. Lo sconcerto di chi sta seduto sulla ricchezza senza riuscire
a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare
tutto e tutti. È lo sconcerto di chi è immerso nella cultura del vincere a
tutti i costi; in quella cultura dove c'è spazio solo per i "vincitori" e a qua-
lunque prezzo. Uno sconcerto che nasce dalla paura e dal timore davanti a
ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri
modi di attaccarci al mondo e alla vita. E così Erode ebbe paura, e quella
paura lo condusse a cercare sicurezza nel crimine: « Necas parvulos corpore,
quia te necat timor in corde ».2 Uccidi i bambini nel corpo, perché a te la
paura uccide il cuore.
2 SAn QuoDVultDeuS, Sermo 2 sul simbolo: PL 40, 655.