Anno mdcccxl missionariam eam in Foederatas Civitates Americae Septen-
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pars - Tu sei la mia terra. Può essere solo teocentrico. Non può significare il
rimanere privi di amore, ma deve significare il lasciarsi prendere dalla pas-
sione per Dio, ed imparare poi grazie ad un più intimo stare con Lui a servire
pure gli uomini. Il celibato deve essere una testimonianza di fede: la fede in
Dio diventa concreta in quella forma di vita che solo a partire da Dio ha un
senso. Poggiare la vita su di Lui, rinunciando al matrimonio ed alla famiglia,
significa che io accolgo e sperimento Dio come realtà e perciò posso portarlo
agli uomini. Il nostro mondo diventato totalmente positivistico, in cui Dio
entra in gioco tutt'al più come ipotesi, ma non come realtà concreta, ha
bisogno di questo poggiare su Dio nel modo più concreto e radicale possibile.
Ha bisogno della testimonianza per Dio che sta nella decisione di accogliere
Dio come terra su cui si fonda la propria esistenza. Per questo il celibato è cosı̀
importante proprio oggi, nel nostro mondo attuale, anche se il suo adempi-
mento in questa nostra epoca è continuamente minacciato e messo in que-
stione. Occorre una preparazione accurata durante il cammino verso questo
obiettivo; un accompagnamento persistente da parte del Vescovo, di amici
sacerdoti e di laici, che sostengano insieme questa testimonianza sacerdotale.
Occorre la preghiera che invoca senza tregua Dio come il Dio vivente e si
appoggia a Lui nelle ore di confusione come nelle ore della gioia. In questo
modo, contrariamente al « trend » culturale che cerca di convincerci che non
siamo capaci di prendere tali decisioni, questa testimonianza può essere vis-
suta e cosı̀, nel nostro mondo, può rimettere in gioco Dio come realtà.
L'altro grande tema collegato col tema di Dio è quello del dialogo. Il
cerchio interno del complesso dialogo che oggi occorre, l'impegno comune
di tutti i cristiani per l'unità, si è reso evidente nei Vespri ecumenici nel
duomo di Regensburg, dove oltre ai fratelli e alle sorelle della Chiesa catto-
lica, ho potuto incontrare molti amici dell'Ortodossia e del Cristianesimo
Evangelico. Nella recita dei Salmi e nell'ascolto della Parola di Dio eravamo
lı̀ tutti riuniti, e non è una cosa da poco che questa unità ci sia stata donata.
L'incontro con l'Università era dedicato - come si addice a quel luogo - al
dialogo tra fede e ragione. In occasione del mio incontro col filosofo Jürgen
Habermas, qualche anno fa a Monaco, questi aveva detto che ci occorrereb-
bero pensatori capaci di tradurre le convinzioni cifrate della fede cristiana nel
linguaggio del mondo secolarizzato per renderle cosı̀ efficaci in modo nuovo.
Di fatto diventa sempre più evidente, quanto urgentemente il mondo abbia
bisogno del dialogo tra fede e ragione. Immanuel Kant, a suo tempo, aveva