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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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rivolgono. Nonostante ciò, ci andiamo sempre più rendendo conto che ci troviamo
dinanzi una vera e propria emergenza. Mi sembra che tante, troppe persone - non
solo pensionati ma anche chi ha un regolare impiego, un contratto a tempo
indeterminato - trovino grandi difficoltà a far quadrare il proprio bilancio
familiare. Pacchi-viveri, come noi facciamo, un po'di indumenti, talvolta dei
concreti aiuti economici per pagare le bollette o l'affitto, possono essere sı̀ un
aiuto ma non credo una soluzione. Sono convinto che come Chiesa dovremmo
interrogarci di più su cosa possiamo fare, ma ancor più sui motivi che hanno
portato a questa generalizzata situazione di crisi. Dovremmo avere il coraggio di
denunciare un sistema economico e finanziario ingiusto nelle sue radici. E non
credo che dinanzi a queste sperequazioni, introdotte da questo sistema, basti
soltanto un po'di ottimismo. Serve una parola autorevole, una parola libera,
che aiuti i cristiani, come già in qualche modo ha detto, Santo Padre, a gestire
con sapienza evangelica e con responsabilità i beni che Dio ha donato e ha donato
per tutti e non solo per pochi. Questa parola, come già ha fatto altre volte - perché
altre volte abbiamo ascoltato la sua parola su questo - sarei desideroso di ascol-
tare ancora una volta in questo contesto. Grazie, Santità!
Innanzitutto vorrei ringraziare il Cardinale Vicario per la parola di fidu-
cia: Roma può dare più candidati per la messe del Signore. Dobbiamo so-
prattutto pregare il Signore della messe, ma anche fare la nostra parte per
incoraggiare i giovani a dire « sı̀ » al Signore. E, naturalmente, proprio i gio-
vani sacerdoti sono chiamati a dare l'esempio alla gioventù di oggi che è bene
lavorare per il Signore. In questo senso, siamo pieni di speranza. Preghiamo il
Signore e facciamo il nostro.
Adesso questa questione che tocca il nervo dei problemi del nostro tempo.
Io distinguerei due livelli. Il primo è il livello della macroeconomia, che poi si
realizza e va fino all'ultimo cittadino, il quale sente le conseguenze di una
costruzione sbagliata. Naturalmente, denunciare questo è un dovere della
Chiesa. Come sapete, da molto tempo prepariamo un'Enciclica su questi
punti. E nel cammino lungo vedo com'è difficile parlare con competenza,
perché se non è affrontata con competenza una certa realtà economica non
può essere credibile. E, d'altra parte, occorre anche parlare con una grande
consapevolezza etica, diciamo creata e svegliata da una coscienza formata dal
Vangelo. Quindi bisogna denunciare questi errori fondamentali che sono
adesso mostrati nel crollo delle grandi banche americane, gli errori nel fondo.
Alla fine, è l'avarizia umana come peccato o, come dice la Lettera ai Colos-
sesi, avarizia come idolatria. Noi dobbiamo denunciare questa idolatria che