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riconosciamo la continua presenza del suo amore, che sempre di nuovo ci
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Questa trasformazione è possibile grazie ad una comunione più forte della
divisione, la comunione di Dio stesso. La parola « comunione », che noi usiamo
anche per designare l'Eucaristia, riassume in sé la dimensione verticale e
quella orizzontale del dono di Cristo. È bella e molto eloquente l'espressione
« ricevere la comunione » riferita all'atto di mangiare il Pane eucaristico. In
effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita
stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da
Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un'unica comunione si trasmette nella santa
Eucaristia. Lo abbiamo ascoltato poco fa, nella seconda Lettura, dalle parole
dell'apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Corinto: « Il calice della benedizione
che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane
che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi
è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti parteci-
piamo all'unico pane ».1
Sant'Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione euca-
ristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale
Gesù gli disse: « Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai
me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me ».2
Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e
contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell'Eucaristia si tratta di un
Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, cosı̀
che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola
con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che,
nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in
questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella
Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Cosı̀
l'Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende mem-
bra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La
comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale
forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni
parte del mondo. Da qui, dall'Eucaristia, deriva dunque il senso profondo
della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali,
che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell'Ostia
santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è fore-
stiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in
1 1 Cor 10, 16-17. 2 Conf. VII, 10, 18.