Post militiam, studiis absolutis, postulavit ut illam Congregationem ingredi
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di tantissimi credenti e di persone d'ogni parte della terra. Come tre anni fa,
anche oggi non è passato molto tempo dalla Pasqua. Il cuore della Chiesa è
ancora profondamente immerso nel mistero della Risurrezione del Signore. In
verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in parti-
colare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una
fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima,
singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva
infatti anche quella di un'eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava
osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava
che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. Le celebrazioni liturgiche
lo vedevano attento al mistero-in-atto, con una spiccata capacità di cogliere
l'eloquenza della Parola di Dio nel divenire della storia, al livello profondo del
disegno di Dio. La Santa Messa, come spesso ha ripetuto, era per lui il centro
di ogni giornata e dell'intera esistenza. La realtà « viva e santa » dell'Eucari-
stia gli dava l'energia spirituale per guidare il Popolo di Dio nel cammino
della storia.
Giovanni Paolo II si è spento alla vigilia della seconda Domenica di
Pasqua; al compiersi del « giorno che ha fatto il Signore ». La sua agonia si
è svolta tutta entro questo « giorno », in questo spazio-tempo nuovo che è
l'« ottavo giorno », voluto dalla Santissima Trinità mediante l'opera del Verbo
incarnato, morto e risorto. In questa dimensione spirituale il Papa Giovanni
Paolo II più volte ha dato prova di trovarsi in qualche modo immerso già
prima, durante la sua vita, e specialmente nell'adempimento della sua mis-
sione di Sommo Pontefice. Il suo pontificato, nel suo insieme e in tanti
momenti specifici, ci appare infatti come un segno e una testimonianza della
Risurrezione di Cristo. Il dinamismo pasquale, che ha reso l'esistenza di
Giovanni Paolo II una risposta totale alla chiamata del Signore, non poteva
esprimersi senza partecipazione alle sofferenze e alla morte del divino Maestro
e Redentore. « Certa è questa parola - afferma l'apostolo Paolo - se moria-
mo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche
regneremo ».1 Fin da bambino, Karol Wojtyła aveva sperimentato la verità di
queste parole, incontrando sul suo cammino la croce, nella sua famiglia e nel
suo popolo. Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le
sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al
1 2 Tm 2, 11-12.