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Congregatio pro Doctrina Fidei 421
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Congregatio pro Doctrina Fidei 423
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die 25 Iunii. - Cathedrali Ecclesiae Villaricensi Spiritus Sancti,
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questo dono. Le chiedo umilmente, Padre Santo, di illuminarci sulla profondità e
sul senso autentico del celibato ecclesiastico.
R. - Grazie per le due parti della sua domanda. La prima, dove mostra il
fondamento permanente e vitale del nostro celibato; la seconda che mostra
tutte le difficoltà nelle quali ci troviamo nel nostro tempo. Importante è la
prima parte, cioè: centro della nostra vita deve realmente essere la celebra-
zione quotidiana della Santa Eucaristia; e qui sono centrali le parole della
consacrazione: « Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue »; cioè: parliamo
« in persona Christi ». Cristo ci permette di usare il suo « io », parliamo nell'« io »
di Cristo, Cristo ci « tira in sé » e ci permette di unirci, ci unisce con il suo « io ».
E cosı̀, tramite questa azione, questo fatto che Egli ci « tira » in se stesso, in
modo che il nostro « io » diventa unito al suo, realizza la permanenza, l'unicità
del suo Sacerdozio; cosı̀ Lui è realmente sempre l'unico Sacerdote, e tuttavia
molto presente nel mondo, perché « tira » noi in se stesso e cosı̀ rende presente
la sua missione sacerdotale. Questo vuol dire che siamo « tirati » nel Dio di
Cristo: è questa unione con il suo « io » che si realizza nelle parole della consa-
crazione. Anche nell'« io ti assolvo » - perché nessuno di noi potrebbe assol-
vere dai peccati - è l'« io » di Cristo, di Dio, che solo può assolvere. Questa
unificazione del suo « io » con il nostro implica che siamo « tirati » anche nella
sua realtà di Risorto, andiamo avanti verso la vita piena della risurrezione,
della quale Gesù parla ai Sadducei in Matteo, capitolo 22: è una vita « nuova »,
nella quale già siamo oltre il matrimonio.3 È importante che ci lasciamo
sempre di nuovo penetrare da questa identificazione dell'« io » di Cristo con
noi, da questo essere « tirati fuori » verso il mondo della risurrezione. In questo
senso, il celibato è un'anticipazione. Trascendiamo questo tempo e andiamo
avanti, e cosı̀ « tiriamo » noi stessi e il nostro tempo verso il mondo della
risurrezione, verso la novità di Cristo, verso la nuova e vera vita. Quindi, il
celibato è un'anticipazione resa possibile dalla grazia del Signore che ci « tira »
a sé verso il mondo della risurrezione; ci invita sempre di nuovo a trascendere
noi stessi, questo presente, verso il vero presente del futuro, che diventa
presente oggi. E qui siamo ad un punto molto importante. Un grande pro-
blema della cristianità del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di
Dio: sembra sufficiente solo il presente di questo mondo. Vogliamo avere solo
questo mondo, vivere solo in questo mondo. Cosı̀ chiudiamo le porte alla vera
grandezza della nostra esistenza. Il senso del celibato come anticipazione del
3 Cfr. Mt 22, 23-32.