elevent mentes nostras »,1 subtilissimo ingenio arcana veritatis tam naturalis
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c) Le diplôme français de licence (180 ECTS) et les diplômes ecclésiasti-
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Acta Benedicti Pp. XVI 37
bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi i cuori
degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso
un cambiamento nell'intimo dell'uomo può essere superata la causa di tutto
questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cambiano gli
uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno bisogno della
luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo cosı̀ inaspettato è entrata
nella nostra notte.
E parlando del Bambino di Betlemme pensiamo anche alla località che
risponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissuto
e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lı̀ si crei la pace.
Che cessino l'odio e la violenza. Che si desti la comprensione reciproca, si
realizzi un'apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di
cui hanno cantato gli angeli in quella notte.
Nel Salmo 96 (95) Israele, e con esso la Chiesa, lodano la grandezza di Dio
che si manifesta nella creazione. Tutte le creature vengono chiamate ad ade-
rire a questo canto di lode, e allora lı̀ si trova anche l'invito: « Si rallegrino gli
alberi della foresta davanti al Signore che viene » (12s). La Chiesa legge anche
questo Salmo come una profezia e, insieme, come un compito. La venuta di
Dio a Betlemme fu silenziosa. Soltanto i pastori che vegliavano furono per un
momento avvolti nello splendore luminoso del suo arrivo e poterono ascoltare
una parte di quel canto nuovo che era nato dalla meraviglia e dalla gioia degli
angeli per la venuta di Dio. Questo venire silenzioso della gloria di Dio con-
tinua attraverso i secoli. Là dove c'è la fede, dove la sua parola viene annun-
ciata ed ascoltata, Dio raduna gli uomini e si dona loro nel suo Corpo, li
trasforma nel suo Corpo. Egli « viene ». E cosı̀ si desta il cuore degli uomini.
Il canto nuovo degli angeli diventa canto degli uomini che, attraverso tutti i
secoli in modo sempre nuovo, cantano la venuta di Dio come bambino e, a
partire dal loro intimo, diventano lieti. E gli alberi della foresta si recano da
Lui ed esultano. L'albero in Piazza San Pietro parla di Lui, vuole trasmettere
il suo splendore e dire: Sı̀, Egli è venuto e gli alberi della foresta lo acclamano.
Gli alberi nelle città e nelle case dovrebbero essere più di un'usanza festosa:
essi indicano Colui che è la ragione della nostra gioia - il Dio che viene, il Dio
che per noi si è fatto bambino. Il canto di lode, nel più profondo, parla infine
di Colui che è lo stesso albero della vita ritrovato. Nella fede in Lui riceviamo
la vita. Nel Sacramento dell'Eucaristia Egli si dona a noi - dona una vita che
giunge fin nell'eternità. In quest'ora noi aderiamo al canto di lode della