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Acta Francisci Pp. 33
conosce lo scatto d'ira e l'impazienza; è sempre lì, come il padre della pa-
rabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del
figlio perduto; e tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio.
La profezia di Isaia annuncia il sorgere di una immensa luce che squar-
cia il buio. Essa nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di
Maria, dall'affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori. Quando gli angeli
annunciarono ai pastori la nascita del Redentore, lo fecero con queste parole:
« Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato
in una mangiatoia ».5 Il « segno » è proprio l'umiltà di Dio, l'umiltà di Dio
portata all'estremo; è l'amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la
nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e
i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano
nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio:
Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria,
Dio innamorato della nostra piccolezza.
In questa santa notte, mentre contempliamo il Bambino Gesù appena
nato e deposto in una mangiatoia, siamo invitati a riflettere. Come accoglia-
mo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare,
oppure gli impedisco di avvicinarsi? « Ma io cerco il Signore » - potremmo
ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che
sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa
è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto
a Dio di volermi bene?
E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni
difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzio-
ni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto
bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio,
tenerezza di Dio.
La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà
alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine.
Quando ci rendiamo conto che Dio è innamorato della nostra piccolezza,
che Egli stesso si fa piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non
aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: « Signore, aiutami ad essere come
te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita,
5 Lc 2, 12.