pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus episcopalem se-
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Pietro è il primo custode e difensore.1 Ringrazio il Signor Cardinale William
Levada per i sentimenti che, a nome di tutti, ha espresso nel suo indirizzo e
per il richiamo dei temi che sono stati oggetto di alcuni Documenti della
vostra Congregazione in questi ultimi anni e delle tematiche che tuttora
impegnano l'esame del Dicastero.
In particolare, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato
l'anno scorso due Documenti importanti, che hanno offerto alcune precisa-
zioni dottrinali su aspetti essenziali della dottrina sulla Chiesa e sull'Evange-
lizzazione. Sono precisazioni necessarie per lo svolgimento corretto del dialo-
go ecumenico e del dialogo con le religioni e le culture del mondo. Il primo
Documento porta il titolo «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la
dottrina della Chiesa » e ripropone anche nelle formulazioni e nel linguaggio
l'insegnamento del Concilio Vaticano II, in piena continuità con la dottrina
della Tradizione cattolica. Viene cosı̀ confermato che l'una e unica Chiesa di
Cristo che noi confessiamo nel Simbolo, ha la sua sussistenza, permanenza e
stabilità nella Chiesa Cattolica e che pertanto l'unità, l'indivisibilità e l'indi-
struttibilità della Chiesa di Cristo non vengono annullate dalle separazioni e
divisioni dei cristiani. Accanto a questa precisazione dottrinale fondamenta-
le, il Documento ripropone l'uso linguistico corretto di certe espressioni ec-
clesiologiche, che rischiano di essere fraintese, e richiama a tal fine l'attenzio-
ne sulla differenza che ancora permane tra le diverse Confessioni cristiane nei
riguardi della comprensione dell'essere Chiesa, in senso propriamente teologi-
co. Ciò, lungi dall'impedire l'impegno ecumenico autentico, sarà di stimolo
perché il confronto sulle questioni dottrinali avvenga sempre con realismo e
piena consapevolezza degli aspetti che ancora separano le Confessioni cristia-
ne, oltre che nel riconoscimento gioioso delle verità di fede comunemente
professate e della necessità di pregare incessantemente per un cammino più
solerte verso una maggiore e alla fine piena unità dei cristiani. Coltivare una
visione teologica che ritenesse l'unità e identità della Chiesa come sue doti
« nascoste in Cristo », con la conseguenza che storicamente la Chiesa esistereb-
be di fatto in molteplici configurazioni ecclesiali, riconciliabili soltanto in
prospettiva escatologica, non potrebbe che generare un rallentamento e ulti-
mamente la paralisi dell'ecumenismo stesso.
L'affermazione del Concilio Vaticano II che la vera Chiesa di Cristo « sus-
siste nella Chiesa cattolica » 2 non riguarda soltanto il rapporto con le Chiese e
1 Cfr Cost. ap. Pastor Bonus, 11. 2 Cost. dogm. Lumen gentium, 8.