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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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biamo imparare a celebrare l'Eucaristia, imparare a conoscere Gesù Cristo, il
Dio con il volto umano, da vicino, entrare realmente con Lui in contatto,
imparare ad ascoltarLo e imparare a lasciarLo entrare in noi. Perché la
comunione sacramentale è proprio questa interpenetrazione tra due persone.
Non prendo un pezzo di pane o di carne, prendo o apro il mio cuore perché
entri il Risorto nel contesto del mio essere, perché sia dentro di me e non solo
fuori di me, e cosı̀ parli dentro di me e trasformi il mio essere, mi dia il senso
della giustizia, il dinamismo della giustizia, lo zelo per il Vangelo.
Questa celebrazione, nella quale Dio si fa non solo vicino a noi, ma entra
nel tessuto della nostra esistenza, è fondamentale per poter realmente vivere
con Dio e per Dio e portare la luce di Dio in questo mondo. Non entriamo
adesso in troppi dettagli. Ma è sempre importante che la catechesi sacramen-
tale sia una catechesi esistenziale. Naturalmente, pur accettando e imparan-
do sempre più l'aspetto misterico - là dove finiscono le parole e i ragiona-
menti - essa è totalmente realistica, perché porta me a Dio e Dio a me. Mi
porta all'altro perché l'altro riceve lo stesso Cristo, come me. Quindi se in lui e
in me c'è lo stesso Cristo, anche noi due non siamo più individui separati. Qui
nasce la dottrina del Corpo di Cristo, perché siamo tutti incorporati se rice-
viamo bene l'Eucaristia nello stesso Cristo. Quindi il prossimo è realmente
prossimo: non siamo due « io » separati, ma siamo uniti nello stesso « io » di
Cristo. Con altre parole, la catechesi eucaristica e sacramentale deve realmen-
te arrivare al vivo della nostra esistenza, essere proprio educazione ad aprirmi
alla voce di Dio, a lasciarmi aprire perché rompa questo peccato originale
dell'egoismo e sia apertura della mia esistenza in profondità, tale che possa
divenire un vero giusto. In questo senso, mi sembra che tutti dobbiamo
imparare sempre meglio la liturgia, non come una cosa esotica, ma come il
cuore del nostro essere cristiani, che non si apre facilmente a un uomo di-
stante, ma è proprio, dall'altra parte, l'apertura verso l'altro, verso il mondo.
Dobbiamo tutti collaborare per celebrare sempre più profondamente l'Euca-
ristia: non solo come rito, ma come processo esistenziale che mi tocca nella
mia intimità, più che ogni altra cosa, e mi cambia, mi trasforma. E trasfor-
mando me, dà inizio anche alla trasformazione del mondo che il Signore
desidera e per la quale vuol farci suoi strumenti.
Beatissimo Padre, sono padre Lucio Maria Zappatore, carmelitano, parroco
della parrocchia di Santa Maria Regina Mundi, a Torrespaccata.
Per giustificare il mio intervento, mi riallaccio a quanto lei ha detto domenica
scorsa, durante la preghiera dell'Angelus, a proposito del ministero petrino. Lei