dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici
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pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».
lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il
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Acta Benedicti Pp. XVI 245
scenza di questa legge iscritta nel cuore dell'uomo aumenta con il progredire
della coscienza morale. La prima preoccupazione per tutti, e particolarmente
per chi ha responsabilità pubbliche, dovrebbe quindi essere quella di promuo-
vere la maturazione della coscienza morale. È questo il progresso fondamen-
tale senza il quale tutti gli altri progressi finiscono per risultare non autentici.
La legge iscritta nella nostra natura è la vera garanzia offerta ad ognuno per
poter vivere libero e rispettato nella propria dignità. Quanto fin qui detto ha
applicazioni molto concrete se si fa riferimento alla famiglia, cioè a quell'« in-
tima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata
con leggi proprie ».2 Il Concilio Vaticano II ha, al riguardo, opportunamente
ribadito che l'istituto del matrimonio « ha stabilità per ordinamento divino »,
e perciò « questo vincolo sacro, in vista del bene sia dei coniugi e della prole
che della società, non dipende dall'arbitrio dell'uomo ».3 Nessuna legge fatta
dagli uomini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la
società venga drammaticamente ferita in ciò che costituisce il suo stesso
fondamento basilare. Dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia, pe-
nalizzare i figli e rendere precario il futuro della società.
Sento infine il dovere di affermare ancora una volta che non tutto ciò che
è scientificamente fattibile è anche eticamente lecito. La tecnica, quando
riduce l'essere umano ad oggetto di sperimentazione, finisce per abbandonare
il soggetto debole all'arbitrio del più forte. Affidarsi ciecamente alla tecnica
come all'unica garante di progresso, senza offrire nello stesso tempo un codice
etico che affondi le sue radici in quella stessa realtà che viene studiata e
sviluppata, equivarrebbe a fare violenza alla natura umana con conseguenze
devastanti per tutti. L'apporto degli uomini di scienza è d'importanza pri-
maria. Insieme col progredire delle nostre capacità di dominio sulla natura,
gli scienziati devono anche contribuire ad aiutarci a capire in profondità la
nostra responsabilità per l'uomo e per la natura a lui affidata. Su questa base
è possibile sviluppare un fecondo dialogo tra credenti e non credenti; tra
teologi, filosofi, giuristi e uomini di scienza, che possono offrire anche al
legislatore un materiale prezioso per il vivere personale e sociale. Auspico
pertanto che queste giornate di studio possano portare non solo a una mag-
2 Cost. past. Gaudium et spes, 48. 3 Ibid.